Folk inglese, country-blues del Mississippi, ritmi del nord-ovest africano.
Quando si ascolta My Wilderness, ultimo album di Piers Faccini, risulta difficile scindere il fattore geografico da quello musicale.
Atmosfere di luoghi lontani e ritmi atavici. Una manciata di brani in cui rifugiarsi dal bacano delle feste.
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Mp3 di My Wilderness qui
martedì 27 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
Grunge. Il rock dalle strade di Seattle
E' da poco uscito "Grunge. Il rock dalle strade di Seattle".
Il libro è firmato da Claudio Todesco, colonna portante del mensile Jam - Viaggio nella Musica e autore di "Long Road - La storia", la prima monografia sui Pearl Jam edita in Italia (1997) nonché la migliore.
La straordinaria epopea del rock di Seattle ha originato una serie infinita di domande che ancora oggi fluttuano in cerca di un solido appiglio. “Cos’è stato veramente il grunge? Perché è nato a Seattle e non altrove? E come ha dialogato con la città?”. Todesco cerca risposte sul campo, lì nella fredda terra che ha visto esplodere “l’ultima rivoluzione musicale del Novecento”.
Il testo, 256 pagine fasciate dalla copertina che ritrae i Mudhoney in uno storico scatto d'archivio, ha un titolo che richiama la cultura urbana (le strade) e il genere musicale (il rock) che, in quel reticolo di strisce d’asfalto, ha cercato qualcosa in più di una semplice via di fuga.
Il libro si può acquistare direttamente dal sito della Tsunami Edizioni (che ne ha reso disponibile una parte in free download).
Il libro è firmato da Claudio Todesco, colonna portante del mensile Jam - Viaggio nella Musica e autore di "Long Road - La storia", la prima monografia sui Pearl Jam edita in Italia (1997) nonché la migliore.
La straordinaria epopea del rock di Seattle ha originato una serie infinita di domande che ancora oggi fluttuano in cerca di un solido appiglio. “Cos’è stato veramente il grunge? Perché è nato a Seattle e non altrove? E come ha dialogato con la città?”. Todesco cerca risposte sul campo, lì nella fredda terra che ha visto esplodere “l’ultima rivoluzione musicale del Novecento”.
Il testo, 256 pagine fasciate dalla copertina che ritrae i Mudhoney in uno storico scatto d'archivio, ha un titolo che richiama la cultura urbana (le strade) e il genere musicale (il rock) che, in quel reticolo di strisce d’asfalto, ha cercato qualcosa in più di una semplice via di fuga.
Il libro si può acquistare direttamente dal sito della Tsunami Edizioni (che ne ha reso disponibile una parte in free download).
martedì 13 dicembre 2011
Dellera - Colonna Sonora Originale
Si chiama Colonna Sonora Originale ed è il primo album solista di Dellera. Via l’apostrofo dal cognome, via il ruolo di bassista ricoperto negli Afterhours. Roberto Dell’Era svela tutta la sua ammirazione per il cantautorato che ha marcato l’evoluzione della canzone italiana, dagli anni ’60 ad oggi.
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(Dellera - Per niente al mondo)
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(Dellera - Per niente al mondo)
domenica 11 dicembre 2011
Reverso - Momenti di luce nella scatola oscura
Non è un miraggio. Il rock, quello nudo e crudo, serpeggia ancora tra le nuove leve. Ritmi sostenuti, canto ruspante e chitarre a palla. E’ così che i Reverso sputano al mondo il loro veleno.
I cinque romani giungono alla loro prima incisione: sei pezzi diretti che badano al sodo senza becere sofisticherie o inclinazioni radical chic.
Momenti di luce nella scatola oscura contiene sei brani originali che non concedono dubbi sul focus del disco. Testi introspettivi, esperienze relazionali, racconti di vita vissuta, desideri. Luca Pilotti impersona la voce di chi si lecca le ferite ma non molla e cerca un barlume di speranza, pur nel buio pesto di una realtà soffocante.
Le chitarre di Carlos Acosta Fontana e Alessandro Valenza sferragliano come un treno in corsa su Confusa mentre la sezione ritmica, saldamente condotta da Marco Pantano al basso e Fabio Armida alla batteria, si evidenzia possente e nitida su Incanto.
Gradevole la progressione ricreata per Dove nessuno, che completa un robusto trittico di apertura.
Momenti di luce nella scatola oscura porta in studio suoni ereditati dall'incessante attività concertistica presso Roma e provincia (i Reverso hanno anche aperto per Max Gazzè a Cerveteri).
Nota di merito per artwork del CD e layout del sito web. E’ evidente, dietro alla grafica del gruppo si cela un vero professionista del design.
Web site dei Reverso
I cinque romani giungono alla loro prima incisione: sei pezzi diretti che badano al sodo senza becere sofisticherie o inclinazioni radical chic.
Momenti di luce nella scatola oscura contiene sei brani originali che non concedono dubbi sul focus del disco. Testi introspettivi, esperienze relazionali, racconti di vita vissuta, desideri. Luca Pilotti impersona la voce di chi si lecca le ferite ma non molla e cerca un barlume di speranza, pur nel buio pesto di una realtà soffocante.
Le chitarre di Carlos Acosta Fontana e Alessandro Valenza sferragliano come un treno in corsa su Confusa mentre la sezione ritmica, saldamente condotta da Marco Pantano al basso e Fabio Armida alla batteria, si evidenzia possente e nitida su Incanto.
Gradevole la progressione ricreata per Dove nessuno, che completa un robusto trittico di apertura.
Momenti di luce nella scatola oscura porta in studio suoni ereditati dall'incessante attività concertistica presso Roma e provincia (i Reverso hanno anche aperto per Max Gazzè a Cerveteri).
Nota di merito per artwork del CD e layout del sito web. E’ evidente, dietro alla grafica del gruppo si cela un vero professionista del design.
Web site dei Reverso
giovedì 8 dicembre 2011
Fabrizio Cammarata & The Second Grace - Rooms
Rooms di Fabrizio Cammarata & The Second Grace: componimenti che rimandano al songwriting americano, varie influenze di genere e uno stile personale. Dentro ci sono anche Joey Burns e Jairo Zavala (Calexico). La produzione è affidata a JD Foster.
Un disco da avere!
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Un disco da avere!
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martedì 29 novembre 2011
I 99 Posse partono da Bari per “Cattivi guagliuni tour” e ‘O Zulù si racconta
"E' così che si fa la lotta al narcotraffico nel Mezzogiorno? Con la Guardia di Finanza che fa i posti di blocco per togliere 'e cannett' a vuie? Siete ridicoli! Vergognatevi!"
(Zulù commenta i massicci presidi della Finanza attorno al luogo del concerto).
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Qui un video della serata
(Zulù commenta i massicci presidi della Finanza attorno al luogo del concerto).
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Qui un video della serata
lunedì 28 novembre 2011
Più cattivi guagliuni!
Conferenza stampa dei 99 Posse al Medimex di Bari. I ragazzi sono tornati con l’album Cattivi Guagliuni.
Hanno voglia di farsi sentire e di raccontare cosa c’è dietro il nuovo progetto.
Dopo il meeting con la stampa e la registrazione per la tv, Luca ‘O Zulù Persico resiste ai docili assalti dei fan in cerca di foto e autografi. E’ un po’ stanco quando lo avvicino e non resto sorpreso quando mi chiede di fare presto.
Sparo la prima domanda e lui risponde come un fiume in piena. E’ affabile, gentile e si espone come difficilmente succede quando si ha a che fare con uno sconosciuto.
Il postulato sulla rapidità svanisce nell’urgenza di fornire una risposta compiuta, forse a se stesso più che all’interlocutore. La cosa strana è che, mentre lui racconta, l’entourage chiede a me di essere breve (!).
Non ho il biglietto per la prima del tour, la sera dopo, e lui mi mette in lista.
Vado al concerto, un grande concerto, e passo a complimentarmi nel backstage.
Appena mi vede mi rivela un particolare circa il nostro precedente scambio di battute che mi mette benzina in corpo. Ne avevo bisogno. Ricambio con un libro che sembra apprezzare. E’ la storia vera di un combattente italiano, uno che si è risollevato e ha varcato la soglia. Proprio come ha fatto lui, cattivo guaglione.
Il resto, domani.
Hanno voglia di farsi sentire e di raccontare cosa c’è dietro il nuovo progetto.
Dopo il meeting con la stampa e la registrazione per la tv, Luca ‘O Zulù Persico resiste ai docili assalti dei fan in cerca di foto e autografi. E’ un po’ stanco quando lo avvicino e non resto sorpreso quando mi chiede di fare presto.
Sparo la prima domanda e lui risponde come un fiume in piena. E’ affabile, gentile e si espone come difficilmente succede quando si ha a che fare con uno sconosciuto.
Il postulato sulla rapidità svanisce nell’urgenza di fornire una risposta compiuta, forse a se stesso più che all’interlocutore. La cosa strana è che, mentre lui racconta, l’entourage chiede a me di essere breve (!).
Non ho il biglietto per la prima del tour, la sera dopo, e lui mi mette in lista.
Vado al concerto, un grande concerto, e passo a complimentarmi nel backstage.
Appena mi vede mi rivela un particolare circa il nostro precedente scambio di battute che mi mette benzina in corpo. Ne avevo bisogno. Ricambio con un libro che sembra apprezzare. E’ la storia vera di un combattente italiano, uno che si è risollevato e ha varcato la soglia. Proprio come ha fatto lui, cattivo guaglione.
Il resto, domani.
domenica 13 novembre 2011
Bridge School, musica e filantropia nei concerti voluti da Neil Young
Unplugged ben prima che nascesse la fortunata serie di MTV, il Bridge Benefit di Neil Young ha organizzato show acustici di rara intensità sin dal 1986. The Bridge School Concerts esce a venticinque anni esatti dalla sua prima rappresentazione e cerca di compendiare in un doppio CD (ma esiste anche una versione video di ben 3 DVD), le migliori performance della rassegna benefica ideata e realizzata dal musicista canadese.
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R.E.M. w/Neil Young - Country Feedback (oct. 18, 1998)
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R.E.M. w/Neil Young - Country Feedback (oct. 18, 1998)
mercoledì 9 novembre 2011
Kamikaze Queen - Automatic Life
Diversificare. E' l'antidoto a questi tempi, dicono.
I Kamikaze Queen lo fanno in ambito musicale creando un miscuglio non da poco con l'album Automatic Life.
Kathryn "Mad Kate" Fischer, cantante delle suddette, considera invece, anche altre attività.
Prosit.
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I Kamikaze Queen lo fanno in ambito musicale creando un miscuglio non da poco con l'album Automatic Life.
Kathryn "Mad Kate" Fischer, cantante delle suddette, considera invece, anche altre attività.
Prosit.
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venerdì 4 novembre 2011
Kid Chocolat - Kaleidoscope
Conoscete la storia di Rosemary Brown?
Philippe Pellaud, meglio noto come Kid Chocolat, sì.
Anzi, per lei (o meglio, con lei) ha composto Rosemary Brown’s Ghost.
Il brano è incluso in Kaleidoscope, album dai mille riflessi sonori ...
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Philippe Pellaud, meglio noto come Kid Chocolat, sì.
Anzi, per lei (o meglio, con lei) ha composto Rosemary Brown’s Ghost.
Il brano è incluso in Kaleidoscope, album dai mille riflessi sonori ...
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giovedì 27 ottobre 2011
Qualche anno fa
La costruzione di una Rockstar
"Un ragazzo del New Jersey, con la sua barbetta da ventenne, che canta canzoncine senza avere la presenza scenica di Elton John, in più è privo della dolcezza di James Taylor e non saprà mai scrivere testi più ficcanti di quelli di Bob Dylan".
Maureen Orth, Janet Huck e Peter S. Greenberg per la cover story di Newsweek del 27 ottobre 1975.
"Un ragazzo del New Jersey, con la sua barbetta da ventenne, che canta canzoncine senza avere la presenza scenica di Elton John, in più è privo della dolcezza di James Taylor e non saprà mai scrivere testi più ficcanti di quelli di Bob Dylan".
Maureen Orth, Janet Huck e Peter S. Greenberg per la cover story di Newsweek del 27 ottobre 1975.
"La sua musica è primitiva, possiede un umore selvaggio, ha uno sguardo malinconico, affronta le tragedie della strada e possiede un'anarchia punk: tutti ingredienti che hanno reso il rock la voce di una generazione [...] E poi i testi hanno una loro poesia notturna".
Jay Cocks per la cover story di Time del 27 ottobre 1975.
Thunder Road (18 ott. 1975 - The Roxy, Los Angeles, CA)
martedì 25 ottobre 2011
Il nuovo Tom Waits su NPR
A sette anni da Real Gone, Tom Waits pubblica un nuovo album di inediti.
Bad As Me contiene tredici brani (sedici nella versione deluxe) da oggi disponibili in streaming su NPR.
Stando ai primi giudizi, il sessantaduenne cantautore americano avrebbe inciso un disco meno complicato del solito non trascurando l'inconfondibile tratto personale.
Baluardo della cultura musicale statunitense, Waits è stato recentemente introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame.
Bad As Me contiene tredici brani (sedici nella versione deluxe) da oggi disponibili in streaming su NPR.
Stando ai primi giudizi, il sessantaduenne cantautore americano avrebbe inciso un disco meno complicato del solito non trascurando l'inconfondibile tratto personale.
Baluardo della cultura musicale statunitense, Waits è stato recentemente introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame.
venerdì 21 ottobre 2011
Teletextile - Glass
Fisarmonica, banjo, spazzole, arpa, una voce a sussurare il testo e l'atmosfera giusta ad accogliere le note.
Ecco What If I dei Telextile, tratta dal debut album Glass.
Continua su LSDmagazine ... intanto ecco il video.
mercoledì 19 ottobre 2011
Brucetellers, libro su Springsteen
Brucetellers
Un libro pieno di emozioni e solidarietà nel segno di Bruce Springsteen
Racconti, foto e disegni di 90 autori tra giornalisti, musicisti e semplici fan dell’artista americano. Il ricavato andrà in beneficenza per i bambini dell’ospedale pediatrico Meyer. Tra le adesioni quelle di Vini Lopez, Massimo Bubola, Cristina Donà, Graziano Romani e Marino Severini.
Leggi il comunicato stampa integrale.
Come/ dove acquistare il libro
Serata di presentazione
Web Site ufficiale
Un libro pieno di emozioni e solidarietà nel segno di Bruce Springsteen
Racconti, foto e disegni di 90 autori tra giornalisti, musicisti e semplici fan dell’artista americano. Il ricavato andrà in beneficenza per i bambini dell’ospedale pediatrico Meyer. Tra le adesioni quelle di Vini Lopez, Massimo Bubola, Cristina Donà, Graziano Romani e Marino Severini.
Leggi il comunicato stampa integrale.
Come/ dove acquistare il libro
Serata di presentazione
Web Site ufficiale
martedì 11 ottobre 2011
lunedì 10 ottobre 2011
domenica 25 settembre 2011
Nevermind weekend - In Bloom
"Tutti i gruppi punk avevano nomi violenti, incazzati. Io volevo qualcosa di differente : un nome che fosse bello, positivo, spirituale".
(Kurt Cobain)
(Kurt Cobain)
Nevermind weekend - Lithium
"Quando ho sentito per la prima volta Nevermind sono rimasto semplicemente scioccato. E sono stato felice che Kurt Cobain abbia fatto una splendida cover della mia The Man Who Sold The World. Mi spiace solo di non averlo mai incontrato".
(David Bowie)
"Quando ho sentito Nevermind ho capito che quel ragazzo che cantava aveva una vibrazione, un qualcosa che sembrava quasi diabolico. Una sera sono andato a vederli a New York: Cobain ha spaccato gli strumenti poi si è gettato in mezzo al pubblico. Poco dopo l'ho viso mentre andava al bar: indossava una maglietta degli Stooges. Mi sono sentito fiero".
(Iggy Pop, cantante negli Stooges)
"Credo che nessuno di noi sarebbe qui, stasera, se non fosse per Kurt Cobain".
(Ed Vedder dal palco del Patriot Center di Faifax in Virginia, la sera dell'8 aprile 1994)
(David Bowie)
"Quando ho sentito Nevermind ho capito che quel ragazzo che cantava aveva una vibrazione, un qualcosa che sembrava quasi diabolico. Una sera sono andato a vederli a New York: Cobain ha spaccato gli strumenti poi si è gettato in mezzo al pubblico. Poco dopo l'ho viso mentre andava al bar: indossava una maglietta degli Stooges. Mi sono sentito fiero".
(Iggy Pop, cantante negli Stooges)
"Credo che nessuno di noi sarebbe qui, stasera, se non fosse per Kurt Cobain".
(Ed Vedder dal palco del Patriot Center di Faifax in Virginia, la sera dell'8 aprile 1994)
sabato 24 settembre 2011
Nevermind weekend - Nevermind compie 20 anni
Esce in questi giorni la nuova edizione di Nevermind. Quattro CD (70 brani per metà inediti), un DVD (live at Paramount) e un corposo booklet (90 pagine) per celebrare i vent’anni di una pietra miliare del rock. Il più noto album dei Nirvana, originariamente pubblicato nel 1991, è stato fulmine inceneritore di una gerarchia musicale consolidata. Ha inciso una nuova norma, chiara e inviolabile, sulla tavola dei comandamenti rock: distruggi la tavola dei comandamenti.
E’ rivoluzione! Testi, musiche e persino look di Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl mettono in fila adepti, conquistano media, catturano pubblico e critica. Nevermind catalizza il simultaneo interesse di giovani lontani da eminenti centri urbani zeppi di vita e da ragazzi discriminati dall’american way of life opulento e ingannevole. Per questi emarginati, solitudine, senso di smarrimento e di estraneità vengono esorcizzati e, almeno in parte, annientati da musica implacabile. I concerti mutano da spettacoli a riti collettivi che individuano nel pogo il modo per scrollarsi di dosso frustrazioni e per affrancarsi dalla rabbia.
Kurt Cobain blinda un intimo pensiero e lo porta alla ribalta: quel nebuloso e persistente desiderio di qualcosa che non esiste e, forse, non può esistere. Nevermind ha quel retrogusto amaro ma rassicurante che deriva dalla quiete di pensieri ristagnanti nella tristezza. Finalmente chi è solo, trova il consenso di altre solitudini. Qualcuno là fuori si contorce e sbraita riflessioni negative con coraggio e autorità. Per dirla alla maniera di Kurt Danielson dei Tad (altro gruppo della scena di Seattle), “il perdente è l’eroe esistenziale degli anni ‘90”.
Continua su LSDmagazine.
E’ rivoluzione! Testi, musiche e persino look di Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl mettono in fila adepti, conquistano media, catturano pubblico e critica. Nevermind catalizza il simultaneo interesse di giovani lontani da eminenti centri urbani zeppi di vita e da ragazzi discriminati dall’american way of life opulento e ingannevole. Per questi emarginati, solitudine, senso di smarrimento e di estraneità vengono esorcizzati e, almeno in parte, annientati da musica implacabile. I concerti mutano da spettacoli a riti collettivi che individuano nel pogo il modo per scrollarsi di dosso frustrazioni e per affrancarsi dalla rabbia.
Kurt Cobain blinda un intimo pensiero e lo porta alla ribalta: quel nebuloso e persistente desiderio di qualcosa che non esiste e, forse, non può esistere. Nevermind ha quel retrogusto amaro ma rassicurante che deriva dalla quiete di pensieri ristagnanti nella tristezza. Finalmente chi è solo, trova il consenso di altre solitudini. Qualcuno là fuori si contorce e sbraita riflessioni negative con coraggio e autorità. Per dirla alla maniera di Kurt Danielson dei Tad (altro gruppo della scena di Seattle), “il perdente è l’eroe esistenziale degli anni ‘90”.
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venerdì 23 settembre 2011
Nevermind weekend - cont'd
"Ci ho ragionato su ma non sono arrivato a una conclusione logica. Posso dire che è meglio di tanta merda commerciale infilata a forza in gola alla gente".
Kurt Cobain (a proposito del successo commerciale di Nevermind).
"L'abbiamo scritta insieme. Lui aveva quel riff di chitarra e io ho aggiunto il riff di basso, così è diventata una canzone con molto basso".
Krist Novoselic (a proposito di Dive, outtake di Nevermind pubblicata su Incesticide).
"Passai in un attimo da un impiegato alla Tower Records a trovarmi sistemato per il resto della vita. Uscii subito a comprare una pistola giocattolo e un Nintendo. Le cose che desideravo da ragazzo".
Dave Grohl (a proposito dei soldi incassati con Nevermind).
"Ritengo che Nevermind abbia cambiato un bel po' di cose all'interno dell'industria musicale. Solo ora ci rendiamo conto che loro avevano qualcosa che a tutti gli altri mancava".
Butch Vig (a proposito di Nevermind).
Kurt Cobain (a proposito del successo commerciale di Nevermind).
"L'abbiamo scritta insieme. Lui aveva quel riff di chitarra e io ho aggiunto il riff di basso, così è diventata una canzone con molto basso".
Krist Novoselic (a proposito di Dive, outtake di Nevermind pubblicata su Incesticide).
"Passai in un attimo da un impiegato alla Tower Records a trovarmi sistemato per il resto della vita. Uscii subito a comprare una pistola giocattolo e un Nintendo. Le cose che desideravo da ragazzo".
Dave Grohl (a proposito dei soldi incassati con Nevermind).
"Ritengo che Nevermind abbia cambiato un bel po' di cose all'interno dell'industria musicale. Solo ora ci rendiamo conto che loro avevano qualcosa che a tutti gli altri mancava".
Butch Vig (a proposito di Nevermind).
giovedì 22 settembre 2011
Rapid Eye Movement
"To our Fans and Friends: As R.E.M., and as lifelong friends and co-conspirators, we have decided to call it a day as a band. We walk away with a great sense of gratitude, of finality, and of astonishment at all we have accomplished. To anyone who ever felt touched by our music, our deepest thanks for listening." R.E.M.
martedì 20 settembre 2011
mercoledì 14 settembre 2011
Intervista a Ezio Guaitamacchi autore di Delitti Rock, da lunedì 19 su Rai 2
Pubblicato l’anno scorso per le edizioni Arcana, il libro Delitti Rock di Ezio Guaitamacchi diventa un programma televisivo. Dieci gli appuntamenti che Rai 2 trasmetterà dal 19 settembre, ogni lunedì alle 23.30, basandosi sull’opera dello scrittore e direttore di Jam, nota rivista musicale.
Delitti Rock proporrà le storie di artisti rimasti “per sempre giovani”, scomparsi in luoghi ed epoche diverse, in contesti opposti o che presentano curiosi intrecci. Si produrranno interviste esclusive e filmati d’epoca di fuoriclasse accomunati da un’esistenza breve ma geniale.
In studio, l’attore Massimo Ghini esporrà con fluidità narrativa le vicende di John Lennon, Michael Jackson & Elvis Presley (una sorta di puntata doppia), Jim Morrison, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Sid Vicious (Sid & Nancy), Brian Jones, Janis Joplin, Luigi Tenco (unico “delitto rock” italiano) e Amy Winehouse. Miti del rock (e non solo) che, molto spesso, sono scomparsi alimentando un fitto alone di mistero. Previste anche riprese esterne, in un viaggio che farà tappa allo Strawberry Field Memorial di New York, intitolato a Lennon, e al monumentale Père-Lachaise di Parigi, dove riposa Morrison.
A pochi giorni dall’inizio della serie televisiva abbiamo raggiunto telefonicamente Guaitamacchi, che ha palesato la sua sconfinata passione per il giornalismo musicale e ha riepilogato il lavoro alla base del progetto, non lesinando anticipazioni sui singoli Delitti Rock.
Ezio Guaitamacchi: «Ho raccolto circa 50 interviste, molte esclusive, tra New York, Londra, Seattle, San Francisco, Los Angeles, Parigi e in giro per la Liguria. Da alcune emergono elementi e circostanze che fanno pensare che le cose non sono andate proprio nel modo che conosciamo: a volte cambia poco nella dimensione dell’artista, a volte molto.
Se si scopre che, ad esempio, Kurt Cobain non si è suicidato ma è stato ucciso o che Tenco non si è suicidato ma è stato ucciso, anche le canzoni posso assumere un significato diverso. Oppure se si dovesse scoprire che Brian Jones è stato ammazzato e non è annegato fortuitamente, la sua figura dovrebbe essere rivaluta o presa in considerazione in maniera differente. L’obiettivo prefissato era quello di raccontare alcune storie al di là della tragicità dell’evento. Proprio come diceva Jimi Hendrix: “muore l’artista ma la musica resta viva”».
Altre interessanti anticipazioni sulla trasmissione sono su LSDmagazine
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martedì 13 settembre 2011
Tom "Nightwatchman" Morello - It Begins Tonight
Nuovo singolo di Tom "Nightwatchman" Morello in free download.
Si chiama It Begins Tonight ed è tratto da World Wide Rebel Songs, album elettrico pubblicato il 30 agosto.
Il fuoco c'è, ma solo nell'orribile copertina.
World Wide Rebel Songs esce dopo due solo acoustic record decisamente deboli (One Man Revolution e The Fabled City) e dopo l'inefficace side project degli Street Sweeper Social Club.
Il comitato per la "rifondazione dei Rage Against The Machine" auspica una rapida liberazione del microfono ostaggio nelle grinfie di Tom: il chitarrista farebbe bene a tornare nei ranghi con i compagni.
Si chiama It Begins Tonight ed è tratto da World Wide Rebel Songs, album elettrico pubblicato il 30 agosto.
Il fuoco c'è, ma solo nell'orribile copertina.
World Wide Rebel Songs esce dopo due solo acoustic record decisamente deboli (One Man Revolution e The Fabled City) e dopo l'inefficace side project degli Street Sweeper Social Club.
Il comitato per la "rifondazione dei Rage Against The Machine" auspica una rapida liberazione del microfono ostaggio nelle grinfie di Tom: il chitarrista farebbe bene a tornare nei ranghi con i compagni.
martedì 6 settembre 2011
In Vino Veritas - demoDé
Un album pensato, scritto e realizzato di getto che si tramuta in una sorta di never ending record. I componenti del gruppo In Vino Veritas lo definiscono un disco “sofferto” e “sommerso”. Già perché, inizialmente, demoDé doveva essere un demo (ecco il perché del “sommerso”) capace di rappresentare la musica della band lombarda. La gestazione, invece, è stata ben più lunga del previsto (ecco il perché del “sofferto”). Alle prime composizioni se ne sono aggiunte altre e così Edoardo Favrin (chitarra acustica e voce), Gianmarco Sgroi (piano, synth e voce), Stefano Giani (chitarra elettrica e basso) e Alberto Villa (batteria e basso) hanno coinvolto altri musicisti per rifinire un personale collage musicale di inizio decennio.
Gli In Vino Veritas, un nome un destino, annunciano di volersi esprimere “esplorando il delicato connubio tra calici e note, che porta alla genesi della musica psychetilica”. E davvero sembra
“psychetilico” questo demoDé: ogni sorso libera bouquet diversi. Si crea così quel connubio che per più di un’ora mesce generi e stili. Alla ritmata apertura di D+, brano vivace e orecchiabile, fa da contrappunto l’esotismo velato di malinconia che pervade Nu Bossa.
Per un pugno di Euri ha nel titolo il suo abstract. E’ un pezzo che parla senza l’ausilio delle parole. Evoca nel nome i western di Sergio Leone e nell’arrangiamento la musica del Maestro Morricone. Solo che qui il duello non è tra banditi senza scrupoli, più che altro risulta una contesa ad armi impari tra una generazione costretta al vassallaggio e nuovi sprezzanti feudatari.
Settembre, periodo di cambiamenti, di commiati e perché no di vendemmia. I grappoli raccolti sono amari come il fallimento palesato nel testo. Ad esacerbare i toni, il violino di Fulvio A.T. Renzi che svetta sul finale in crescendo.
Le diverse forme artistiche incluse in demoDé si contrappongono di continuo come nel caso de La Banana Flambè, rapido divertissement in simil rock’n’roll, e i due volti di MotorSmashingPsychoPumpkins, slam nel primo tempo, strumentale nella reprise connotata dall’inconsueto uso del didjeridoo di Giacomo Fusi.
demoDé riesce nel primario intento di non delinearsi quale album che deve piacere a tutti i costi. Gli In Vino Veritas – per restare in tema enologico-musicale – alternano alla ricercatezza dei vini più nobili l’asprezza di quello giovane. Questa autoproduzione è senza ombra di dubbio un buon punto di partenza per futuri lavori similmente originali ma più coinvolgenti.
Myspace della band.
Gli In Vino Veritas, un nome un destino, annunciano di volersi esprimere “esplorando il delicato connubio tra calici e note, che porta alla genesi della musica psychetilica”. E davvero sembra
“psychetilico” questo demoDé: ogni sorso libera bouquet diversi. Si crea così quel connubio che per più di un’ora mesce generi e stili. Alla ritmata apertura di D+, brano vivace e orecchiabile, fa da contrappunto l’esotismo velato di malinconia che pervade Nu Bossa.
Per un pugno di Euri ha nel titolo il suo abstract. E’ un pezzo che parla senza l’ausilio delle parole. Evoca nel nome i western di Sergio Leone e nell’arrangiamento la musica del Maestro Morricone. Solo che qui il duello non è tra banditi senza scrupoli, più che altro risulta una contesa ad armi impari tra una generazione costretta al vassallaggio e nuovi sprezzanti feudatari.
Settembre, periodo di cambiamenti, di commiati e perché no di vendemmia. I grappoli raccolti sono amari come il fallimento palesato nel testo. Ad esacerbare i toni, il violino di Fulvio A.T. Renzi che svetta sul finale in crescendo.
Le diverse forme artistiche incluse in demoDé si contrappongono di continuo come nel caso de La Banana Flambè, rapido divertissement in simil rock’n’roll, e i due volti di MotorSmashingPsychoPumpkins, slam nel primo tempo, strumentale nella reprise connotata dall’inconsueto uso del didjeridoo di Giacomo Fusi.
demoDé riesce nel primario intento di non delinearsi quale album che deve piacere a tutti i costi. Gli In Vino Veritas – per restare in tema enologico-musicale – alternano alla ricercatezza dei vini più nobili l’asprezza di quello giovane. Questa autoproduzione è senza ombra di dubbio un buon punto di partenza per futuri lavori similmente originali ma più coinvolgenti.
Myspace della band.
venerdì 2 settembre 2011
Wolfgang Shock - Viola
Viola è il punto di vista disilluso, sarcastico e per nulla compiacente dei Wolfgang Shock. La band abruzzese cattura input dall’attualità, ammucchia ed elabora la cruda autenticità e spesso evidenzia la poesia celata dietro gesti quotidiani. La musica si esprime attraverso passaggi rock, solo a tratti si sollazza nel pop, e in rari momenti apre parentesi acustiche per sottolineare liriche di peso: un dardo proiettato al cuore insensibile di una società dalle tendenze egocentriche e dai caratteri decadenti.
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giovedì 1 settembre 2011
Reeve Carney sarà Jeff Buckley, ma solo al cinema
Reeve Carney è un cantautore, ma fa l’attore a Broadway. Attualmente veste i panni di Peter Parker in Spiderman: Turn off the Dark, musical sulla vita dell’acrobatico supereroe Marvel. Per l’occasione, Carney non si è limitato a recitare ma ha anche interpretato alcuni brani inclusi nella colonna sonora dello show. Per Rise Above 1, addirittura, è stato affiancato dalle rockstar Bono e The Edge degli U2.
Carney non è un absolute beginner. A suo nome ha già pubblicato alcuni album mettendosi in mostra come cantante e chitarrista. Alla recitazione, dunque, il ventottenne americano aggiunge una buona attitudine musicale e una certa somiglianza fisica che sembra giustificare l'assegnazione di un ruolo cinematografico di grande fascino: quello di Jeff Buckley.
La notizia è stata pubblicata pochi giorni fa sul web site dedicato a Jeff che indica Carney quale protagonista per la pellicola sul musicista annegato 14 anni fa in un affluente del Missisippi. Fulminante, misteriosa ed entusiasmante, la carriera di Jeff Buckley invoglia ad eternare una storia che per unicità e grandezza offre spunti adeguati ad un biopic - si spera - ben realizzato. Il percorso di vita di Buckley è stato segnato dalla passione per un’arte che primeggiava su tutto. Jeff era solito asserire: “Sono stato conquistato dalla musica quando ero adolescente ... È stata mia madre, mio padre, il mio gioco, il mio giocattolo. La parte migliore della mia vita”.
Il film non ha, al momento, un titolo: si sa, però, che la regia è stata affidata a Jake Scott, autore di noti videoclip musicali nonché figlio del navigato Ridley. Grazie alla vigile produzione esecutiva di Mary Guibert, madre e curatrice delle pubblicazioni postume di Jeff, il film-maker avrà il privilegio di disporre della, sia pur stringata, opera omnia di Buckley e di un ampio archivio privato (diari, lettere e disegni autografi). Verrà anche valutata l’ipotesi di rapportare la sceneggiatura a quanto narrato nel libro di David Browne “Dream Brother. Vita e musica di Jeff e Tim Buckley”.
Carney non è un absolute beginner. A suo nome ha già pubblicato alcuni album mettendosi in mostra come cantante e chitarrista. Alla recitazione, dunque, il ventottenne americano aggiunge una buona attitudine musicale e una certa somiglianza fisica che sembra giustificare l'assegnazione di un ruolo cinematografico di grande fascino: quello di Jeff Buckley.
La notizia è stata pubblicata pochi giorni fa sul web site dedicato a Jeff che indica Carney quale protagonista per la pellicola sul musicista annegato 14 anni fa in un affluente del Missisippi. Fulminante, misteriosa ed entusiasmante, la carriera di Jeff Buckley invoglia ad eternare una storia che per unicità e grandezza offre spunti adeguati ad un biopic - si spera - ben realizzato. Il percorso di vita di Buckley è stato segnato dalla passione per un’arte che primeggiava su tutto. Jeff era solito asserire: “Sono stato conquistato dalla musica quando ero adolescente ... È stata mia madre, mio padre, il mio gioco, il mio giocattolo. La parte migliore della mia vita”.
Il film non ha, al momento, un titolo: si sa, però, che la regia è stata affidata a Jake Scott, autore di noti videoclip musicali nonché figlio del navigato Ridley. Grazie alla vigile produzione esecutiva di Mary Guibert, madre e curatrice delle pubblicazioni postume di Jeff, il film-maker avrà il privilegio di disporre della, sia pur stringata, opera omnia di Buckley e di un ampio archivio privato (diari, lettere e disegni autografi). Verrà anche valutata l’ipotesi di rapportare la sceneggiatura a quanto narrato nel libro di David Browne “Dream Brother. Vita e musica di Jeff e Tim Buckley”.
Jeff Buckley - Lover, You Should've Come Over
domenica 28 agosto 2011
sabato 27 agosto 2011
venerdì 26 agosto 2011
Paramount Styles - Heaven's Alright
Scott McCloud + Alexis Fleisig (Girls Against Boys) + Julia Kent (Antony and the Johnsons) = "Sounds like Nick Nolte close-talking Marlene Dietrich".
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domenica 21 agosto 2011
Be your own dog. Coincidenze
"I'll start this off without any words" cantava Cobain in On a Plain. Io, invece, inizio e finisco senza un nesso. In piena anarchia. Anzi, apro e chiudo con i suoi versi.
Come si possono ricongiungere i fili di una fumosa trama che vede imbrigliati artisti diversissimi tra loro quali Joan Wasser, i dEUS e i Paramount Styles? Forse con un bel fico secco. Oppure intravedendo labili coincidenze che Nick Hornby avrebbe ironicamente, e magistralmente, descritto in cinquemila battute.
Be your own dog, ovvero non avere altri padroni. Cerca di essere, o rimanere, o magari diventare un cane sciolto. Sono parole pronunciate in un backstage alcolico dei dEUS. La “filosofia”, esposta integralmente qui sotto (*), è di "tale" Scott McCloud. Voleva solo essere un saluto post concerto ai componenti del gruppo belga e, invece, è diventato il rap introduttivo per Fell Off the Floor, Man (traccia di In a Bar Under the Sea). Vatti a fidare degli amici!
Conosco poco i dEUS e non mi sono lasciato sfuggire un loro concerto il 30 luglio (era pure gratis).
Tanti pregi e un grande difetto. Band composta da musicisti preparatissimi e frontman impeccabile. Il gruppo interpreta uno show denso, vario e dal sound pulito ma resta un po’ troppo “piantato”, fermo sugli stessi giri mentre il motore reclama un cambio di marcia che non arriva. Bravi, comunque, è che la loro età dell’impeto deve essere passata da almeno dieci anni.
I Paramount Styles si sono formati nel 2008. A settembre è previsto un loro tour europeo. Si portano dietro brani dal primo Failure American Style e dal più recente Heaven’s Alright. Indie rock americano tra (molta) tradizione e (poca) evoluzione. Il secondo full-length è un onesto lavoro. Mi è stato recapitato la settimana scorsa. Non contiene nulla che possa essere accostato allo scintillante passato dei Girls Against Boys - band nella quale hanno militato i due cardini dei Paramount, Alexis Fleisig e soprattutto Scott McCloud - ma si lascia apprezzare.
Scott McCloud, appunto. Lo Scott McCloud schiaffato dai dEUS in un loro brano. Ora vive a Vienna.
Sul finire del luglio scorso ho (ri)visto Joan As Police Woman dal vivo (24 luglio: sei giorni prima del concerto gratuito dei dEUS e un mese prima di ricevere il disco dei Paramount Styles). Un nesso con i precedenti personaggi c’è. Almeno credo.
Tra tutti gli artisti sul pianeta chi, il 13 luglio scorso, ha fatto tappa nella capitale austriaca?
La risposta è in una foto che proprio Scott ha pensato bene di scattare alla vigilia del concerto: quello che annuncia Joan Wasser, la musicista alla quale avrebbe fatto da gruppo spalla insieme ai Paramount.
Scott McCloud, insomma, pare l'anello di congiunzione tra dEUS e JAPW. Tutta gente che mi frulla intorno (no, forse sono io che li vado a cercare) a distanza di pochi giorni l'una dall'altra.
Ricapitolando ...
1. Fatti noti.
- Sul finire del luglio scorso ho (ri)visto JAPW dal vivo (24 luglio).
- Qualche giorno dopo ho visto i dEUS (30 luglio).
- La scorsa settimana ho ricevuto Haven's Alright dei Paramount Styles, band di Scott McCloud (ex Girls Against Boys).
2. Notizie apprese solo dopo gli eventi di cui sopra.
- Scott McCloud è autore dell’introduzione parlata di "Fell Off the Floor, Man" brano dei dEUS tratto dall’album In a Bar Under the Sea (1996).
- JAPW prima di suonare per ben otto date in Italia ha fatto tappa in Austria, nella capitale (13 luglio).
- Scott McCloud scatta una foto a un tabellone pubblicitario: quello che annuncia il live di Joan, lo stesso che proprio lui ha aperto.
Scott, i dEUS e Joan … personaggi apparentemente distanti ma legati fra loro in maniera davvero sorprendente. Rilevare le connessioni tra i tre, a pochi giorni dai concerti e dal ricevimento del nuovo dei Paramount, desta una certa perplessità.
Coincidenze, il mondo è piccolo. Be your own dog.
"It is now time to make it unclear/ To write off linesthat don't make sense/ One more special message to go".
_______________
(*) What about my philosophy, my philosophy
You got to be your, you got to be your own dog, you know?
You know what I'm talking about
Let's say yeah like a James Brown thing.
You gotta go sniffin' in your own turf
Be your own dog, don't let nobody put a leash on you
(Fell Off the Floor, Man)
Come si possono ricongiungere i fili di una fumosa trama che vede imbrigliati artisti diversissimi tra loro quali Joan Wasser, i dEUS e i Paramount Styles? Forse con un bel fico secco. Oppure intravedendo labili coincidenze che Nick Hornby avrebbe ironicamente, e magistralmente, descritto in cinquemila battute.
Be your own dog, ovvero non avere altri padroni. Cerca di essere, o rimanere, o magari diventare un cane sciolto. Sono parole pronunciate in un backstage alcolico dei dEUS. La “filosofia”, esposta integralmente qui sotto (*), è di "tale" Scott McCloud. Voleva solo essere un saluto post concerto ai componenti del gruppo belga e, invece, è diventato il rap introduttivo per Fell Off the Floor, Man (traccia di In a Bar Under the Sea). Vatti a fidare degli amici!
Conosco poco i dEUS e non mi sono lasciato sfuggire un loro concerto il 30 luglio (era pure gratis).
Tanti pregi e un grande difetto. Band composta da musicisti preparatissimi e frontman impeccabile. Il gruppo interpreta uno show denso, vario e dal sound pulito ma resta un po’ troppo “piantato”, fermo sugli stessi giri mentre il motore reclama un cambio di marcia che non arriva. Bravi, comunque, è che la loro età dell’impeto deve essere passata da almeno dieci anni.
I Paramount Styles si sono formati nel 2008. A settembre è previsto un loro tour europeo. Si portano dietro brani dal primo Failure American Style e dal più recente Heaven’s Alright. Indie rock americano tra (molta) tradizione e (poca) evoluzione. Il secondo full-length è un onesto lavoro. Mi è stato recapitato la settimana scorsa. Non contiene nulla che possa essere accostato allo scintillante passato dei Girls Against Boys - band nella quale hanno militato i due cardini dei Paramount, Alexis Fleisig e soprattutto Scott McCloud - ma si lascia apprezzare.
Scott McCloud, appunto. Lo Scott McCloud schiaffato dai dEUS in un loro brano. Ora vive a Vienna.
Sul finire del luglio scorso ho (ri)visto Joan As Police Woman dal vivo (24 luglio: sei giorni prima del concerto gratuito dei dEUS e un mese prima di ricevere il disco dei Paramount Styles). Un nesso con i precedenti personaggi c’è. Almeno credo.
Tra tutti gli artisti sul pianeta chi, il 13 luglio scorso, ha fatto tappa nella capitale austriaca?
La risposta è in una foto che proprio Scott ha pensato bene di scattare alla vigilia del concerto: quello che annuncia Joan Wasser, la musicista alla quale avrebbe fatto da gruppo spalla insieme ai Paramount.
Scott McCloud, insomma, pare l'anello di congiunzione tra dEUS e JAPW. Tutta gente che mi frulla intorno (no, forse sono io che li vado a cercare) a distanza di pochi giorni l'una dall'altra.
Ricapitolando ...
1. Fatti noti.
- Sul finire del luglio scorso ho (ri)visto JAPW dal vivo (24 luglio).
- Qualche giorno dopo ho visto i dEUS (30 luglio).
- La scorsa settimana ho ricevuto Haven's Alright dei Paramount Styles, band di Scott McCloud (ex Girls Against Boys).
2. Notizie apprese solo dopo gli eventi di cui sopra.
- Scott McCloud è autore dell’introduzione parlata di "Fell Off the Floor, Man" brano dei dEUS tratto dall’album In a Bar Under the Sea (1996).
- JAPW prima di suonare per ben otto date in Italia ha fatto tappa in Austria, nella capitale (13 luglio).
- Scott McCloud scatta una foto a un tabellone pubblicitario: quello che annuncia il live di Joan, lo stesso che proprio lui ha aperto.
Scott, i dEUS e Joan … personaggi apparentemente distanti ma legati fra loro in maniera davvero sorprendente. Rilevare le connessioni tra i tre, a pochi giorni dai concerti e dal ricevimento del nuovo dei Paramount, desta una certa perplessità.
Coincidenze, il mondo è piccolo. Be your own dog.
"It is now time to make it unclear/ To write off linesthat don't make sense/ One more special message to go".
_______________
(*) What about my philosophy, my philosophy
You got to be your, you got to be your own dog, you know?
You know what I'm talking about
Let's say yeah like a James Brown thing.
You gotta go sniffin' in your own turf
Be your own dog, don't let nobody put a leash on you
(Fell Off the Floor, Man)
venerdì 29 luglio 2011
lunedì 25 luglio 2011
Indizi per un concerto
La settima edizione del Locus Festival di Locorotondo è dedicata al compianto Gill Scott-Heron. Un suo gigantesco ritratto campeggia al lato del palco allestito per la rassegna. Il primo piano lo ritrae con l'immancabile coppola che cela capelli brizzolati e la visiera che adombra palpebre chiuse in cerca di meditazione.
La stessa meditazione raggiunta e poi bruscamente interrotta dall'artista di scena ieri sera durante un componimento pervaso da drammatico lirismo. Formula di un rito ormai estinto, l'invocazione mossa da qualcuno dell'organizzazione - "c'è un medico in platea?"- nel mezzo dell'esecuzione spezza il pathos ricreato da una prova canora che richiede concentrazione e abilità.
E poi ... be', il racconto migliore è sempre quello riferito dai protagonisti.
La stessa meditazione raggiunta e poi bruscamente interrotta dall'artista di scena ieri sera durante un componimento pervaso da drammatico lirismo. Formula di un rito ormai estinto, l'invocazione mossa da qualcuno dell'organizzazione - "c'è un medico in platea?"- nel mezzo dell'esecuzione spezza il pathos ricreato da una prova canora che richiede concentrazione e abilità.
In realtà tutta l'esibizione non è delle più semplici e neanche il costume da Wonder Woman (zatteroni kitsch risalenti all'era "disco", solita tutina attillata e cinturone) serve a respingere più di un tiro mancino della sorte.
Ancora in trio (ma che fine ha fatto il vecchio tastierista?), il combo americano esegue una scaletta incentrata sull'ultima pubblicazione che ben poco spazio lascia a ciò che è stato. Sorprende la scelta di una grintosa Christobel nei bis, incanta l'esecuzione per sola voce e piano di Human Condition, a chiudere il sipario, e impressiona (anche per gli sviluppi) Forever And A Year, il brano bruscamente interrotto per un'emergenza (ma non ci dovrebbe essere un'unità sanitaria ai concerti?).Lo spettacolo ipnotizza solo a tratti. Troppi i momenti di disturbo: uno tra il pubblico che si reinventa fonico e si mette a urlare imprecisati consigli, il motociclista che si mette a sgassare nella zona pedonale attigua alla location, l'arrivo dell'ambulanza a sirene spiegate per il malore della spettatrice. L'atmosfera da spettacolo di piazza, insomma, non è propriamente adatta alle dinamiche di questo evento. Di gran lunga preferibile l'intimo concerto di quattro mesi fa in un piccolo teatro sperduto nel Salento.
Se la tensione emotiva sul palco risulta intermittente, però, quella volta ad accogliere l'entusiasmo degli spettatori dopo lo show è decisamente alta.
Sempre disponibile e attentissima ad ogni richiesta, l'artista adottata da Brooklyn autopromuove nel retropalco la vendita (un male necessario che ironicamente definisce "davvero emozionante") di suoi dischi e magliette. La conferma di un'apertura totale alle richieste dei fan giunge anche a me. Ci eravamo già incontrati proprio nella precedente tappa pugliese ed è stato sorprendente ritrovarsi quasi come vecchi conoscenti, a fine concerto, ambedue con i ricordi nitidi circa l'antefatto. Due chiacchiere, una stretta di mano, una foto di gruppo e un arrivederci. domenica 24 luglio 2011
martedì 19 luglio 2011
When You’re Strange, ascesa e schianto dei Doors
Un’ora e mezza per descrivere l’ascesa e lo schianto di uno dei gruppi più influenti e discussi di tutti i tempi. When You’re Strange è l’adattamento cinematografico, del regista Tom Di Cillo, sulla fugace ma densa avventura dei Doors. Presentato al Sundance Film Festival già nel 2009, la tardiva uscita in Italia coincide con il quarantesimo anniversario della scomparsa di Jim Morrison, avvenuta a Parigi il 3 luglio del ’71.
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sabato 16 luglio 2011
Benvenuti a Psychobabele
Giovanni Sileno dei Leitmotiv mi conferma che l’autore dello scatto che campeggia sul loro sito è proprio “quel” Canitano ("Ci siamo incontrati l'anno scorso") il fotografo che, tra gli altri, ha immortalato Springsteen e U2.
L’immagine è tutto oggi. Anche per chi propone musica ricca di sostanza, la forma è importante. Senza una foto d’autore o un video capace di restare a galla tra milioni di fotogrammi, in tv e sul web, si rischia di passare inosservati. I Leitmotiv cercano di far risaltare i contenuti delle proprie creazioni con filmati e ritratti singolari. Ma non è compito facile. Vederli dal vivo è il modo più autentico per trovare il significato tangibile delle loro composizioni. Hanno girato diversi video (fruibili qui) per promuovere L’Audace Bianco Sporca il Resto, debut album del 2008, tutti dotati di una certa originalità. E nel solco dell’autenticità continuano a produrne.
Oggi la band è in tour per presentare lo spettacolo tratto da Psychobabele, full-length pubblicato lo scorso febbraio. Dieci splendide tracce più una stravagante ghost track (Polaroid, che sta a metà tra il trip lisergico e la concessione alle pressanti richieste di un amico ornitologo: ragazzi, con tutti quei cinguetii!).
Proprio Psychobabele, omonimo singolo del disco, ha ispirato la realizzazione della clip che è una «una miscellanea di tecniche di animazione: "spot motion", "computer graphic" e "real-time"», ma stasera al Contestaccio di Roma c’è la presentazione ufficiale di una nuova produzione audiovisiva. Si tratta di Limacuore ballata delicata e sognante adeguatamente fasciata da toni soffusi.
Video a parte, di seguito c'è il ricordo sulla performance live di ieri sera.
“Benvenuti a Psychobabele”. Non formula di accoglienza ma preallarme sul caos che ai giorni nostri avvolge e disperde. L’incipit di Giorgio Consoli, cantante dei Leitmotiv, dà il via a uno spettacolo caratterizzato da una singolare anarchia di citazioni artistiche. La musica è il postulato della band, ma è anche il pretesto per amalgamare linguaggi che altrove non si armonizzano, irrigiditi come sono da modelli convenzionali. La cifra stilistica dei Leitmotiv, invece, sta nella celebrazione dell’arte nella sua pienezza.
Al Santo Graal Village di Trani, in una serata torrida, si replica l’ennesima tappa del tour in supporto di Psychobabele, secondo album dei cinque di Sava.
Eterogeneo come il precedente L’Audace Bianco Sporca il Resto, disco denso di lirismo e incentrato su certe dinamiche combat folk, Psychobabele è permeato da un’urgenza comunicativa che asciuga i testi e libera maggiore elettricità. L’effetto, dal vivo, è amplificato dalla proverbiale energia profusa dal gruppo. Giovanni Sileno, principale autore di testi e musiche, è conciato da pirata, proprio come nel primo video tratto dall’album (visibile su Rai Music) e passa più tempo a saccheggiare note della chitarra che non dai tasti del piano digitale. Peppino Soloperto, al basso, suona a piedi nudi e questo, perso com’è nel groove, sembra l’unico modo per garantirgli il contatto con la terra. Asciutto e brutale, il drumming di Dino Semeraro sa essere calibrato con preminenza o funzionalità a seconda dell’esecuzione (con tanto di ciuffo a tempo!). Natty Lomartire, chitarra solista dal gusto orientaleggiante, ricama fregi che contrassegnano il sound della band. Giorgio Consoli è il frontman e lo fa come nessuno. Difficile accostarlo ad altre figure già note: non canta i testi, li interpreta attingendo a piene mani dalla recitazione. Nulla di seccante o soporifero, al contrario, questa interazione tra diversi linguaggi espressivi dona forza alle composizioni e genera un live act poliedrico e solido.
La bruciante versione de La Flute Magique (tra le loro migliori creazioni in assoluto) è esaltata da nervosismo punk. Tesa tra rimandi new wave e oscillazioni pop è Perso. Carica di inquietudine è la canzone che dà il nome all’intero album (Psychobabele), turbata da disordine interiore e degrado dell’ambiente. Trova posto, poi, una notevole rilettura di I am the Walrus, l’enigmatica hit dei Beatles.
A due anni dalla precedente tournée i Leitmotiv dimostrano una disinvoltura proporzionale al grado di maturazione artistico raggiunto e pare proprio che si sentano a casa sul palco: curano ogni dettaglio, ci mettono cuore sempre e comunque, esibiscono maggiore consapevolezza dei propri mezzi e passione inusitata per la musica. Indipendente.
Non si tratta di solita band e solito show. I ragazzi hanno talento. Lasciarsi sfuggire una loro performance sarebbe un vero peccato.
foto di Giovanni Canitano
L’immagine è tutto oggi. Anche per chi propone musica ricca di sostanza, la forma è importante. Senza una foto d’autore o un video capace di restare a galla tra milioni di fotogrammi, in tv e sul web, si rischia di passare inosservati. I Leitmotiv cercano di far risaltare i contenuti delle proprie creazioni con filmati e ritratti singolari. Ma non è compito facile. Vederli dal vivo è il modo più autentico per trovare il significato tangibile delle loro composizioni. Hanno girato diversi video (fruibili qui) per promuovere L’Audace Bianco Sporca il Resto, debut album del 2008, tutti dotati di una certa originalità. E nel solco dell’autenticità continuano a produrne.
Oggi la band è in tour per presentare lo spettacolo tratto da Psychobabele, full-length pubblicato lo scorso febbraio. Dieci splendide tracce più una stravagante ghost track (Polaroid, che sta a metà tra il trip lisergico e la concessione alle pressanti richieste di un amico ornitologo: ragazzi, con tutti quei cinguetii!).
Proprio Psychobabele, omonimo singolo del disco, ha ispirato la realizzazione della clip che è una «una miscellanea di tecniche di animazione: "spot motion", "computer graphic" e "real-time"», ma stasera al Contestaccio di Roma c’è la presentazione ufficiale di una nuova produzione audiovisiva. Si tratta di Limacuore ballata delicata e sognante adeguatamente fasciata da toni soffusi.
Video a parte, di seguito c'è il ricordo sulla performance live di ieri sera.
“Benvenuti a Psychobabele”. Non formula di accoglienza ma preallarme sul caos che ai giorni nostri avvolge e disperde. L’incipit di Giorgio Consoli, cantante dei Leitmotiv, dà il via a uno spettacolo caratterizzato da una singolare anarchia di citazioni artistiche. La musica è il postulato della band, ma è anche il pretesto per amalgamare linguaggi che altrove non si armonizzano, irrigiditi come sono da modelli convenzionali. La cifra stilistica dei Leitmotiv, invece, sta nella celebrazione dell’arte nella sua pienezza.
Al Santo Graal Village di Trani, in una serata torrida, si replica l’ennesima tappa del tour in supporto di Psychobabele, secondo album dei cinque di Sava.
Eterogeneo come il precedente L’Audace Bianco Sporca il Resto, disco denso di lirismo e incentrato su certe dinamiche combat folk, Psychobabele è permeato da un’urgenza comunicativa che asciuga i testi e libera maggiore elettricità. L’effetto, dal vivo, è amplificato dalla proverbiale energia profusa dal gruppo. Giovanni Sileno, principale autore di testi e musiche, è conciato da pirata, proprio come nel primo video tratto dall’album (visibile su Rai Music) e passa più tempo a saccheggiare note della chitarra che non dai tasti del piano digitale. Peppino Soloperto, al basso, suona a piedi nudi e questo, perso com’è nel groove, sembra l’unico modo per garantirgli il contatto con la terra. Asciutto e brutale, il drumming di Dino Semeraro sa essere calibrato con preminenza o funzionalità a seconda dell’esecuzione (con tanto di ciuffo a tempo!). Natty Lomartire, chitarra solista dal gusto orientaleggiante, ricama fregi che contrassegnano il sound della band. Giorgio Consoli è il frontman e lo fa come nessuno. Difficile accostarlo ad altre figure già note: non canta i testi, li interpreta attingendo a piene mani dalla recitazione. Nulla di seccante o soporifero, al contrario, questa interazione tra diversi linguaggi espressivi dona forza alle composizioni e genera un live act poliedrico e solido.
La bruciante versione de La Flute Magique (tra le loro migliori creazioni in assoluto) è esaltata da nervosismo punk. Tesa tra rimandi new wave e oscillazioni pop è Perso. Carica di inquietudine è la canzone che dà il nome all’intero album (Psychobabele), turbata da disordine interiore e degrado dell’ambiente. Trova posto, poi, una notevole rilettura di I am the Walrus, l’enigmatica hit dei Beatles.
A due anni dalla precedente tournée i Leitmotiv dimostrano una disinvoltura proporzionale al grado di maturazione artistico raggiunto e pare proprio che si sentano a casa sul palco: curano ogni dettaglio, ci mettono cuore sempre e comunque, esibiscono maggiore consapevolezza dei propri mezzi e passione inusitata per la musica. Indipendente.
Non si tratta di solita band e solito show. I ragazzi hanno talento. Lasciarsi sfuggire una loro performance sarebbe un vero peccato.
venerdì 1 luglio 2011
Definitely The One & Only
Louie Louie
a Louie Louie
oh no, said we gotta go
yeah yeah yeah yeah
y'a said a Louie Louie
oh baby
said we gotta go
a fine little girl, she waitin' for me
(me) catch a ship, across the sea
(me) sail that ship ah all alone
me never think how I'll make it home
a Louie Louie
yeah nah nah now
said we gotta go
oh no, said Louie Louie
oh baby said (a) we gotta go
(agh)...(or, possibly, fuck)
three nights and days I sailed the sea
(me) think of girl, ah, constantly
ah on that ship I dream she there
I smell the rose ah in her hair
a Louie Louie
woh no, said we gotta go
yeah yeah yeah yeah
y'a said a Louie Louie
oh baby
said we gotta go
ok lets give it to 'em right now!
me see
me see Jamaica a moon above
it won't be long me see me love
(me) take her in my arms again
I('ll) tell her, "I'll never leave again"
a Louie Louie
oh no, said we gotta go
yeah yeah yeah yeah
y'a said a Louie Louie
woh baby
said we gotta go
I said me gotta go now
lets hustle on outta here
sabato 25 giugno 2011
Francesca Lago - Siberian Dream Map
Offre spunti misteriosi e interessanti la carriera di Francesca Lago. Dopo un avvio costellato di autorevoli collaborazioni (Marc Ribot, Eugenio Finardi e Carmen Consoli), un arcano ritiro dalle scene la tiene nell’ombra per oltre un decennio. Riappare oggi con Siberian Dream Map, primo vero full-length dai tempi di Mosca Bianca (1997).
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giovedì 23 giugno 2011
domenica 19 giugno 2011
Do I have to say his name?
L’ictus ha avuto conseguenze irreparabili e il sessantanovenne Clarence Clemons è uscito di scena, questa volta, per sempre. Definirlo un semplice sassofonista o il co-protagonista con Bruce Springsteen della E Street Band, o il Big Man che il pubblico adorava è semplicemente riduttivo.Clarence Clemons ha assunto un ruolo prestigioso nello stesso momento in cui Springsteen l’ha fatto ritrarre con se, nel 1975, sulla copertina di Born To Run. Quell’immagine era il poster di un film sceneggiato con i versi di Tenth Avenue Freeze-Out e replicato sui palchi di mezzo mondo. Era l’investitura ad un ruolo determinante e ricco di significato, l’inizio di una viaggio, durato quarant’anni, che ha visto i due conquistare il pubblico rock di tre generazioni. Clarence era il più anziano del gruppo, l’unico colored e il solo in grado di richiamare all’ordine un giovane Springsteen incantato da donzelle sotto il palco.
Ma non era uno stinco di santo, Clarence. In “Big Man. Storie vere & racconti incredibili”, sua recente biografia, emergono particolari legati all’uso e abuso di stupefacenti, alla sua estrema sensibilità al fascino femminile e, per contro, alla sua incrollabile fede orientale e ai suoi innumerevoli atti di coraggio nell’attraversare numerosi travagli fisici. Sofferenze che negli ultimi anni avevano costretto un gigante come lui (per giunta ex giocatore di football) a muoversi con estrema difficoltà e a rimanere, per gran parte degli show, seduto nel buio della scena.
Dopo lo scioglimento della E Street Band, sul finire di quegli anni ’80 che avevano visto i ragazzi di Bruce conquistare fama e classifiche, Clemons si accasa nella All Starr Band di Ringo Starr. Ma resterà deluso, incapace di decifrare il desiderio del suo amico e la volontà di recidere l’antico legame. Refrattario nel perdonare al suo leader lo scioglimento, intraprenderà un curioso atto di rinuncia: il pegno sarà quello di non tagliare mai più i capelli per lasciarli raccolti in nodi che solo la ritrovata amicizia potrà slegare. La riunione definitiva avverrà solo dieci anni dopo e sarà sfavillante quasi come ai tempi dell’innocenza. Si rinsalderanno i legami, si ritroveranno i consensi, la folla negli stadi e gli abiti particolarmente eccentrici e sgargianti (in questo campo sembrava in eterna competizione con Little Steven).
Il suo “stare sul palco” e le sue performance musicali erano capaci di garantire uno spettacolo nello spettacolo. I siparietti con Bruce, il silenzio che richiamavano le sue note - su Jungleland come su altre decine di capolavori - ora sono storia. La storia di un uomo, per sua stessa ammissione fortunato, e di un musicista amato dal suo pubblico. Oggi il suo sito ufficiale (www.clarenceclemons.com/) è inaccessibile per gli innumerevoli tentativi di connessione: ancora una volta Clarence ci ha radunati al suo cospetto.
La roboante introduzione di Bruce a Clarence, da oggi, lascerà un piacere malinconico. And last but not least, do I have to say his name? Do I have to speak his name? In this corner, King of the World, Master of the Universe, weighing in at 260 pounds ... the Big Man, Clarence Clemons!
Ma non era uno stinco di santo, Clarence. In “Big Man. Storie vere & racconti incredibili”, sua recente biografia, emergono particolari legati all’uso e abuso di stupefacenti, alla sua estrema sensibilità al fascino femminile e, per contro, alla sua incrollabile fede orientale e ai suoi innumerevoli atti di coraggio nell’attraversare numerosi travagli fisici. Sofferenze che negli ultimi anni avevano costretto un gigante come lui (per giunta ex giocatore di football) a muoversi con estrema difficoltà e a rimanere, per gran parte degli show, seduto nel buio della scena.
Dopo lo scioglimento della E Street Band, sul finire di quegli anni ’80 che avevano visto i ragazzi di Bruce conquistare fama e classifiche, Clemons si accasa nella All Starr Band di Ringo Starr. Ma resterà deluso, incapace di decifrare il desiderio del suo amico e la volontà di recidere l’antico legame. Refrattario nel perdonare al suo leader lo scioglimento, intraprenderà un curioso atto di rinuncia: il pegno sarà quello di non tagliare mai più i capelli per lasciarli raccolti in nodi che solo la ritrovata amicizia potrà slegare. La riunione definitiva avverrà solo dieci anni dopo e sarà sfavillante quasi come ai tempi dell’innocenza. Si rinsalderanno i legami, si ritroveranno i consensi, la folla negli stadi e gli abiti particolarmente eccentrici e sgargianti (in questo campo sembrava in eterna competizione con Little Steven).
Il suo “stare sul palco” e le sue performance musicali erano capaci di garantire uno spettacolo nello spettacolo. I siparietti con Bruce, il silenzio che richiamavano le sue note - su Jungleland come su altre decine di capolavori - ora sono storia. La storia di un uomo, per sua stessa ammissione fortunato, e di un musicista amato dal suo pubblico. Oggi il suo sito ufficiale (www.clarenceclemons.com/) è inaccessibile per gli innumerevoli tentativi di connessione: ancora una volta Clarence ci ha radunati al suo cospetto.
La roboante introduzione di Bruce a Clarence, da oggi, lascerà un piacere malinconico. And last but not least, do I have to say his name? Do I have to speak his name? In this corner, King of the World, Master of the Universe, weighing in at 260 pounds ... the Big Man, Clarence Clemons!
(foto di Danny Clinch)
Le verità nascoste
Correndo su e giu' per un castello, l'incontro con Riccardo Iacona e Giuseppe Catozzella. Due abituati a parlare chiaro.
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lunedì 13 giugno 2011
Ukulele Songs di Eddie Vedder: la nuova estetica di un cantastorie
Rose e spine per la seconda prova solista di Eddie Vedder, cantante dei Pearl Jam. Ukulele Songs traccia impronte nuove e insegue orme di un passaggio già segnato. Trentacinque minuti di accorato struggimento consumati tra grazia e intensità da una voce senza eguali e da una chitarra hawaiana: un insolito binomio nell’ambito del cantautorato rock.
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venerdì 27 maggio 2011
Nebraska
Gli anni ’80 statunitensi si schiudono su posizioni politiche arroccate, conservatrici, che tendono a demolire i rimasugli del welfare state e a riprendere la corsa agli armamenti. Il paese è governato da una classe dirigente che istiga ad agguantare effimeri successi personali, a compiacersi del proprio giardino curato e del frigo pieno, della macchina nuova e del dossier titoli gonfio. Il nuovo corso è imperniato sull’egocentrismo che accresce il divario tra ricchi e poveri e dilania l’equità sociale nel segno del populismo, instillato dai media, e celebrato da un leader che dissimula le difficoltà dietro una scialba faccia da guitto hollywoodiano. Nei primi tempi gli storyteller tacciono e una ragguardevole parte del mondo musicale riesce a dare il peggio di sé, disertando e lasciando il campo a fenomeni da baraccone ad uso e consumo delle masse stordite da MTV.
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(Foto di Frank Stefanko)
giovedì 26 maggio 2011
War it's just a shot away
Oh, a storm is threat'ning
My very life today
If I don't get some shelter
Oh yeah, I'm gonna fade away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
Ooh, see the fire is sweepin'
Our very street today
Burns like a red coal carpet
Mad bull lost your way
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away
Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away
Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away
The floods is threat'ning
My very life today
Gimme, gimme shelter
Or I'm gonna fade away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
I tell you love, sister, it's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
Kiss away, kiss away
My very life today
If I don't get some shelter
Oh yeah, I'm gonna fade away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
Ooh, see the fire is sweepin'
Our very street today
Burns like a red coal carpet
Mad bull lost your way
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away
Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away
Rape, murder!
It's just a shot away
It's just a shot away
The floods is threat'ning
My very life today
Gimme, gimme shelter
Or I'm gonna fade away
War, children, it's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
It's just a shot away
I tell you love, sister, it's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
It's just a kiss away
Kiss away, kiss away
(music and lyrics by The Rolling Fucking Stones, 1969)
giovedì 12 maggio 2011
Baroque - Rocq
La copertina di Rocq è resa quasi anonima da un bianco essenziale e cospicuo, ma il suo contenuto è eccentrico e validissimo. I Baroque mantengono fede al nome che portano sfoggiando nuove creazioni sfarzose, appunto barocche, che a tratti risultano una seconda pelle, a tratti costringono come una maglia infeltrita. L’album dei torinesi richiama certi fronzoli dei Queen ma ad essi somma l’energia, la freschezza e l’insolita strafottenza di chi vuole demolire le certezze di un’editoria discografica che già da tempo non osa più.
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mercoledì 11 maggio 2011
Hal Flavin - The Talk
Lettering e grafica richiamano un mondo fantascientifico, la soglia d’ingresso in una realtà virtuale che non lascia adito a dubbi. The Talk degli Hal Flavin è un EP di musica elettronica, anzi, bionica fin nelle ossa. Sono le macchine a tenere in vita il cuore del mini album: ne diminuiscono il battito quando le atmosfere si fanno gelide, o lo aumentano se le armonie suonano più calde e avvolgenti.
Con l’ausilio di computer programming e dispositivi elettronici, i lussemburghesi assemblano cinque tracce che fluttuano veloci tra synth, profonde linee di basso, voci filtrate da effetti e lontani echi di chitarra elettrica.
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Con l’ausilio di computer programming e dispositivi elettronici, i lussemburghesi assemblano cinque tracce che fluttuano veloci tra synth, profonde linee di basso, voci filtrate da effetti e lontani echi di chitarra elettrica.
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martedì 10 maggio 2011
Le Orme - La via della seta
Quando mi sono ritrovato l'ultimo disco de Le Orme tra le mani m'è venuta l'ansia: loro sono il progressive italiano! Sono l'istituzione del genere qui e nel mondo. Ricevere Le vie della seta è stato un graditissimo onore, scriverne un grandissimo onere.
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Le Orme su La via della seta: sembra una frase di senso compiuto. E’ unione, invece, tra il nome dello storico gruppo italiano e il titolo del loro nuovo album.
Le Orme è band longeva che calca le scene da oltre quattro decenni: è stata avanguardia del prog italiano, destinataria di notorietà internazionale, piccola orchestra che ha influenzato innumerevoli gruppi. Teoricamente non avrebbe più nulla da dimostrare. E allora perché si ripresenta sul mercato discografico? Perché rischia di compromettere un percorso costellato di successi? Gli indizi riconducono alla passione per la musica, un trasporto che non prevede calcoli.
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Le Orme su La via della seta: sembra una frase di senso compiuto. E’ unione, invece, tra il nome dello storico gruppo italiano e il titolo del loro nuovo album.
Le Orme è band longeva che calca le scene da oltre quattro decenni: è stata avanguardia del prog italiano, destinataria di notorietà internazionale, piccola orchestra che ha influenzato innumerevoli gruppi. Teoricamente non avrebbe più nulla da dimostrare. E allora perché si ripresenta sul mercato discografico? Perché rischia di compromettere un percorso costellato di successi? Gli indizi riconducono alla passione per la musica, un trasporto che non prevede calcoli.
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