Un album pensato, scritto e realizzato di getto che si tramuta in una sorta di never ending record. I componenti del gruppo In Vino Veritas lo definiscono un disco “sofferto” e “sommerso”. Già perché, inizialmente, demoDé doveva essere un demo (ecco il perché del “sommerso”) capace di rappresentare la musica della band lombarda. La gestazione, invece, è stata ben più lunga del previsto (ecco il perché del “sofferto”). Alle prime composizioni se ne sono aggiunte altre e così Edoardo Favrin (chitarra acustica e voce), Gianmarco Sgroi (piano, synth e voce), Stefano Giani (chitarra elettrica e basso) e Alberto Villa (batteria e basso) hanno coinvolto altri musicisti per rifinire un personale collage musicale di inizio decennio.
Gli In Vino Veritas, un nome un destino, annunciano di volersi esprimere “esplorando il delicato connubio tra calici e note, che porta alla genesi della musica psychetilica”. E davvero sembra
“psychetilico” questo demoDé: ogni sorso libera bouquet diversi. Si crea così quel connubio che per più di un’ora mesce generi e stili. Alla ritmata apertura di D+, brano vivace e orecchiabile, fa da contrappunto l’esotismo velato di malinconia che pervade Nu Bossa.
Per un pugno di Euri ha nel titolo il suo abstract. E’ un pezzo che parla senza l’ausilio delle parole. Evoca nel nome i western di Sergio Leone e nell’arrangiamento la musica del Maestro Morricone. Solo che qui il duello non è tra banditi senza scrupoli, più che altro risulta una contesa ad armi impari tra una generazione costretta al vassallaggio e nuovi sprezzanti feudatari.
Settembre, periodo di cambiamenti, di commiati e perché no di vendemmia. I grappoli raccolti sono amari come il fallimento palesato nel testo. Ad esacerbare i toni, il violino di Fulvio A.T. Renzi che svetta sul finale in crescendo.
Le diverse forme artistiche incluse in demoDé si contrappongono di continuo come nel caso de La Banana Flambè, rapido divertissement in simil rock’n’roll, e i due volti di MotorSmashingPsychoPumpkins, slam nel primo tempo, strumentale nella reprise connotata dall’inconsueto uso del didjeridoo di Giacomo Fusi.
demoDé riesce nel primario intento di non delinearsi quale album che deve piacere a tutti i costi. Gli In Vino Veritas – per restare in tema enologico-musicale – alternano alla ricercatezza dei vini più nobili l’asprezza di quello giovane. Questa autoproduzione è senza ombra di dubbio un buon punto di partenza per futuri lavori similmente originali ma più coinvolgenti.
Myspace della band.
Nessun commento:
Posta un commento