venerdì 31 dicembre 2010

Tra Gioie & Paranoie il nuovo album de "Il Kif"

Struttura pop e fondamenta rock: Gioie & Paranoie è un album dagli arrangiamenti agili, adatti ad assecondare atmosfere da svago. Il Kif, band barese sulla scena da oltre un decennio, sprigiona in sala d’incisione tutta l’esperienza maturata in una caterva di concerti. E così il loro terzo lavoro sembra scaturire da registrazioni in presa diretta, orientate a limitare all’essenziale gli interventi in fase di editing e missaggio.

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giovedì 30 dicembre 2010

Elucubrazioni FOLKloristiche di fine anno

Tom Brosseau è un cantante, un musicista, un folksinger vecchia maniera: voce, chitarra e una sporta di malinconia da riversare in fluide melodie.
Sconosciuto ai più, bazzica molto spesso al Largo di Los Angeles, un posto che apre le porte solo ai duri e puri del folk.
Lì Tom ci ha pure inciso un solitario live, Late Night at Largo, nel 2004, sul palco immerso nel silenzio della platea deserta. In scaletta anche la splendida Mary Anne recentemente presa a prestito dall'amico Adam Price (aka Mice Parade) per chiudere il suo ultimo lavoro What It Means To Be Left-Handed.
Proprio di Mary Anne, Brosseau ne ha messo in rete una delicata versione con Angela Correa (aka Correatown). Arrangiamento spartano ma che proprio non necessita di altro per risultare efficace.
A tutto folk i due, che si fanno chiamare Les Shelleys, viaggiano leggeri, con scarpe comode e poca roba nello zaino, tra localini (e definirli tali è già una forzatura) che contano pochi spettatori (e definirli tali è già un’iperbole) e modesti bar frequentati da avventori alticci (e definirli tali è riduttivo). Il loro motto è eloquente: "simple music, good for the soul".
Per stile e umiltà, Brosseau ricorda un grandissimo cantautore che proprio al Largo è di casa: Grant-Lee Phillips.

Grant-Lee ha conquistato il successo, ne ha avidamente mangiato il frutto e ben presto dimenticato il sapore. Sfortuna sua, sì, ma fortuna dei fans che ancora oggi si godono perle ignorate come Virginia Creeper e compagnia bella. Perso il favore delle masse, Phillips suona ancora tra sottoscala fatiscenti e pub indecenti, con incrollabile passione attorniato da band indie di ottima fattura e abbracciato dall'affettuoso pubblico che da anni lo segue nei circuiti paralleli al mainstream.
Con i Winterpills nella scorsa primavera, ha intrapreso un mini tour che l'ha portato in giro per l'America più ruvida e sotterranea (qui una splendida versione di Mona Lisa). La collaborazione è poi proseguita in una non meglio precisata camera da letto (adibita, pare, a nient'altro che sala d'incisione!) dove è nato Tuxedo of Ashes, un EP uscito due mesi fa.

In Italia non c’è un paradisco folk equiparabile al Largo, di sicuro non dalle mie parti. E mi risulta davvero difficile ricordare di una “star” nostrana che sale su un palchetto sgangherato per esibirsi, dietro esiguo compenso, solo per la voglia di divertirsi.
Sarebbe il caso di avvisare Brosseau, Phillips & Co. che se proprio si accontentano di suonare in una bettola, possono farlo anche qui da noi. L’italica accoglienza, del resto, è decisamente calorosa.

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P.S.: Di recente è stata ufficializzata, proprio da Grant-Lee, la notizia della reunion dei Grant Lee Buffalo: saranno in tour nel 2011. Spero solo che non gettino alle ortiche il loro passato in nome di denaro e nostalgia.

giovedì 23 dicembre 2010

Shipping News - One Less Heartless to Fear

Matrimonio, figli, una gravissima malattia, le elezioni presidenziali, guerre in ogni angolo del Pianeta. Parole ormai comuni per molti, dal valore pregnante per altri. Soprattutto se ci si deve misurare con un grave tumore osseo che tenta di strapparti alla vita. Soprattutto se sono i tuoi connazionali a morire come mosche per mano di una politica cieca. Per un musicista queste sono fonti da cui trarre notevole ispirazione.

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martedì 21 dicembre 2010

Engineers - In praise of More

Come spesso accade, le opere del passato provvedono a solleticare l’ispirazione. In questo caso è uno scritto del celebre umanista Erasmo da Rotterdam ad influenzare gli Engineers. Al saggio “Elogio della Pazzia”, detto anche “In elogio di Moro” (che in inglese diventa “In Praise of More”), si deve il titolo del loro ultimo album. L’impresa sarà pure pretenziosa ma almeno c’è un’alternativa alle canzonette.

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domenica 19 dicembre 2010

"Codeina" sciroppo rock

Il nome è rubato all’amaro calmante della tosse presente negli sciroppi di cui, per loro stessa ammissione, preferiscono “quelli al gusto di amarena o cioccolato”.
Dolce e amaro, gli elementi tra cui si insinua il percorso del debut album dei Codeina.
Concepite alla maniera di certo “seattle sound” – melodie seducenti riprodotte con suoni cattivissimi – gli effetti distorti della Mustang di Mattia Galimberti, il rauco basso di Emanuele Delfanti e il preciso drumming di Emiliano Maggioni accompagnano l’ascolto attraverso dieci brani di grande impatto.

In giro dal 1998, tra una consistente attività live in locali dell’hinterland milanese (incluso un ristorante cinese), demo, concorsi, cambi di sala prove, cambi di formazione e guadagni di una notte spesi per dissetare il folto seguito, ai brianzoli viene facile riprodurre un rock dai passaggi veementi. E ci mettono il “quore”, nei componimenti e anche nel titolo. Anzi Quore Hidalgo Picaresco: un riferimento letterario alle vicende di quei nobili cavalieri impelagati in imprese utopiche. Un po’ come l’avventurosa trafila superata dal trio per arrivare al tanto bramato primo album. Volontari o meno, sono presenti anche cenni storici. E’ il caso dello strumentale Tesla vs Marconi che ricorda la diatriba tra Nikola Tesla e Guglielmo Marconi su alcune invenzioni scientifiche.

Dieci capitoli incisivi e capaci di entrare in testa con la stessa facilità degli strampalati titoli. Peristalsi 3.0 ne è l’esempio lampante. Una scarica di watt dal titolo improponibile che pare presa a prestito dal repertorio dei Nirvana, croce e delizia del power trio. Il limite della musica dei Codeina, infatti, sta nel pesante debito che devono alla band americana. Scaricato il pesante fardello, il gruppo potrà meglio evidenziare le proprie qualità senza necessariamente partecipare al gioco del “suona come”.
Last but not least. La sala prove dei Codeina si trova ad Arcore, la città “di un famoso politico” che “non è molto alto, sorride sempre e racconta spesso barzellette”. Sarà dedicata a lui Ridi pagliaccio?

http://www.myspace.com/codeina