venerdì 25 gennaio 2013

Lupe Fiasco, rapper censurato

Ecco la voce fuori dal coro che destabilizza. Ecco il rap che torna a fare quello che deve. Ecco un musicista che protesta quando è al centro dell’attenzione, sul palco, mentre il messaggio è scagliato forte e chiaro e si amplifica senza interferenze. A quanto pare c’è ancora qualcuno che ha l’onestà di mettere a nudo i difetti di una nazione che si dichiara pluralista, qualcuno che fa crollare il mito dell’America democratica, del Paese in cui la libertà di espressione è rappresentata come valore inviolabile. Lupe Fiasco è un rapper che ha sempre mostrato una vena critica piuttosto disinvolta. In passato ha cantato la schietta American Terrorist per la colonna sonora The People Speak (un progetto pedagogico realizzato da Howard Zinn, brillante storico, considerato con sospetto per le sue idee non proprio allineate) e per di più ha definito Obama “un terrorista”. A Washington, mentre si festeggiava il giuramento alla costituzione del presidente afroamericano, il vento soffiava in una sola direzione alimentato da mille slogan e canti di star pronte a giurare amore eterno al propugnatore dell’esercito permanente di 250.000 soldati nel mondo, al vincitore della gara con George W. Bush sulla spesa in armamenti (680 miliardi di dollari), insomma al premio Nobel per la pace. Al chiuso di un locale, Lupe Fiasco - musicista, nero - cantava controvento. Cantava Words I Never Said inframmezzata dal resoconto di eventi ben noti ma indigesti: “la striscia di Gaza veniva bombardata mentre Obama non diceva un cazzo, ecco perché non ho votato per lui”. Una macchia nel candore di un momento così idilliaco da sembrare atroce tradimento. Liriche alla stregua di un fuoco, da spegnere sul nascere, con secchiate di censura. Lupe Fiasco è stato zittito e oscurato con il volume audio che scendeva sotto zero, come la credibilità del vile atto, e con le luci che si spegnevano,come ad ottenebrare l'intelletto. Ma non è bastato, perchè ha continuato a rappare imperterrito e allora è stato cacciato dal palco, con la forza. Il giorno dopo si è parlato di scelta artistica e non di “riprovazione ufficiale”. Le riprese di quel momento, naturalmente, sono finite in rete, ma con altrettanta naturalezza sono state rimosse da più siti. Molti, non tutti. La censura è stupida come chi la mette in atto. Anche per questa volta, il suo sordido agire ha alimentato un fuocherello che è divampato come un incendio.
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