Vibrante e convincente, Retribution riporta in auge quel rock massiccio da troppo tempo relegato a contorno insipido anziché piatto principale. Nel sound dei Greenthief si scorge l’eredità culturale tramandata dalla british invasion, esaltata dai contrasti tra potenza ed elasticità. La palese ammirazione per l’hard rock dei settanta convive con l’attitudine per l’alt-metal dei novanta, un persuasivo mix ricreato da Julian Schweitzer, polistrumentista, autore della band e cantante dalla vocalità affine al modello interpretativo di Brian Molko (Placebo).
Sanity e Salad Days offrono buone vibrazioni, ma è la title track (Retribution) che si segnala per il suo intreccio sospeso, carico di presagi e dal finale intenso, propedeutico per Vultures. Il singolo porta in dote un andamento cadenzato e oscuro esasperato da un videoclip tenebroso ed efficace.
La lunga Mayan Dawn, che occupa un terzo dell’intero ep, a tratti stempera le atmosfere più depresse e conclude il disco prodotto dall’esperto Steve James (Sex Pistols, The Jam).
Musica potente e di matrice bianca, quella degli australiani, anello di congiunzione tra i Muse dei primordi e gli Audioslave.
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