lunedì 28 gennaio 2013

The Somnambulist - Sophia Verloren

In Sophia Verloren il rozzo e brutale uso dei modi rock si stempera nei gentili inserti di violino e il pianoforte risolve la sua improvvisazione nel freddo uso del theremin o negli ambigui effetti sonori. Tutto e il contrario di tutto, per confondere piacevolmente e rendere più eccitante l’ascolto, per far pesare un’incognita e poi risolverla in modo insolito.

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venerdì 25 gennaio 2013

Lupe Fiasco, rapper censurato

Ecco la voce fuori dal coro che destabilizza. Ecco il rap che torna a fare quello che deve. Ecco un musicista che protesta quando è al centro dell’attenzione, sul palco, mentre il messaggio è scagliato forte e chiaro e si amplifica senza interferenze. A quanto pare c’è ancora qualcuno che ha l’onestà di mettere a nudo i difetti di una nazione che si dichiara pluralista, qualcuno che fa crollare il mito dell’America democratica, del Paese in cui la libertà di espressione è rappresentata come valore inviolabile. Lupe Fiasco è un rapper che ha sempre mostrato una vena critica piuttosto disinvolta. In passato ha cantato la schietta American Terrorist per la colonna sonora The People Speak (un progetto pedagogico realizzato da Howard Zinn, brillante storico, considerato con sospetto per le sue idee non proprio allineate) e per di più ha definito Obama “un terrorista”. A Washington, mentre si festeggiava il giuramento alla costituzione del presidente afroamericano, il vento soffiava in una sola direzione alimentato da mille slogan e canti di star pronte a giurare amore eterno al propugnatore dell’esercito permanente di 250.000 soldati nel mondo, al vincitore della gara con George W. Bush sulla spesa in armamenti (680 miliardi di dollari), insomma al premio Nobel per la pace. Al chiuso di un locale, Lupe Fiasco - musicista, nero - cantava controvento. Cantava Words I Never Said inframmezzata dal resoconto di eventi ben noti ma indigesti: “la striscia di Gaza veniva bombardata mentre Obama non diceva un cazzo, ecco perché non ho votato per lui”. Una macchia nel candore di un momento così idilliaco da sembrare atroce tradimento. Liriche alla stregua di un fuoco, da spegnere sul nascere, con secchiate di censura. Lupe Fiasco è stato zittito e oscurato con il volume audio che scendeva sotto zero, come la credibilità del vile atto, e con le luci che si spegnevano,come ad ottenebrare l'intelletto. Ma non è bastato, perchè ha continuato a rappare imperterrito e allora è stato cacciato dal palco, con la forza. Il giorno dopo si è parlato di scelta artistica e non di “riprovazione ufficiale”. Le riprese di quel momento, naturalmente, sono finite in rete, ma con altrettanta naturalezza sono state rimosse da più siti. Molti, non tutti. La censura è stupida come chi la mette in atto. Anche per questa volta, il suo sordido agire ha alimentato un fuocherello che è divampato come un incendio.
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domenica 20 gennaio 2013

The Boss?

Apologia di reato!
Lesa maestà!
Usurpazione di titolo!
Appropriazione indebita!
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sabato 19 gennaio 2013

Tooth & Nail, Bill Bragg annuncia il suo nuovo disco

Billy Bragg, illuminato "trovatore" del nostro tempo, annuncia l’uscita per il prossimo 19 marzo di Tooth & Nail. Il nuovo disco è ancorato al soul, al country, al folk ed è stato registrato in soli cinque giorni, in presa diretta, nello studio casalingo del produttore Joe Henry a Pasadena.
Il cast dei musicisti coinvolti – Greg Leisz alla steel guitar, Patrick Warren alle tastiere, Jay Bellerose alla batteria e David Piltch al basso – è di prim’ordine e non fa che accrescere l’attesa.
Il nuovo Bragg ha maturato riflessioni attraverso un percorso disseminato di dolore ed incognite, cristallizzando un periodo caratterizzato da un lutto grave nonché inaspettato e da una serie di nodi da sciogliere in un contesto artistico radicalmente cambiato. L’improvvisa perdita della madre a causa di una malattia dal rapido decorso, uno scenario musicale mondiale sbilanciato sui talent (a danno della creatività) e il fatto stesso di vedere il proprio songbook quasi esclusivamente ascritto al filone delle protest song (neanche fosse un cantautore monotematico) impongono una serie di considerazioni sul suo ruolo di uomo di mezza età, musicista, che s’interroga su come meglio occupare il tempo ancora a disposizione. Il songwriter inglese vacilla ma da vero lottatore (restano memorabili le critiche mosse e le iniziative contro le politiche liberiste della Thatcher) non demorde davanti a sfide difficili da ingaggiare, così affida incognite e sentenze a Tooth & Nail. Alla base del progetto, per usare parole sue, c’è un “lungo e difficile scrutare chi sono e cosa faccio, ma quest’album ne è il risultato”. Un anticipazione della nuova uscita è già in rete. Si tratta di Handyman Blues, brano dai toni sommessi e riflessivi, steel guitar in evidenza e drumming accennato per un suono caldo e spontaneo, che ricrea certe atmosfere felpate già riprodotte assieme agli Wilco per Mermaid Avenue (una manciata di portentose ballad cucite su liriche inedite di Woody Guthrie).
Il disco sarà disponibile in più supporti. Oltre al compact disc e al vinile sarà in vendita anche un’edizione limitata che prevede l’accoppiata Cd e Dvd bookpack (con 36 pagine di libretto, foto esclusive e una selezione di articoli scritti tra il 2008 e il 2011 dal cantautore inglese per il magazine "Q"; il Dvd, invece, include 10 video relativi a singoli pubblicati tra il 1986 e il 2002).
Gradito ritorno quello del menestrello attento ai problemi politici e sociali, ma anche ai molteplici aspetti dell'esperienza umana.

venerdì 18 gennaio 2013

The Bengsons - Hundred Days

Attivi nei circoli culturali newyorkesi, The Bengsons rappresentano un ibrido artistico che attinge dalla musica e dalla recitazione. Per mezzo di strumenti della tradizione popolare (chitarra acustica, pianoforte, banjo, fisarmonica e arpa) i due si fanno interpreti di un folk moderno e aperto ad incursioni pop, un linguaggio che tiene insieme piccole produzioni teatrali dall’effetto coinvolgente. L’ep Hundred Days – che verrà pubblicato il prossimo 4 febbraio – prova a compendiare in sole quattro canzoni le musiche del loro ultimo nonché omonimo spettacolo off-Broadway. Un condensato che lascia percepire il corpus così com’è, semplice e variegato, ben prodotto da Felix McTeigue abile nell’evitare ogni superflua ridondanza sonora. Nel brano Even Then, andatura agile e decisa, spicca la partecipazione di Anaïs Mitchell, affermata folk singer dal canto melodioso che trascina e valorizza i contrappunti bassi di Abigail. Canto duttile ed espressivo, ottimi cori, percussioni sommesse eppure trascinanti e testi emozionali, i coniugi Shaun Bengson e Abigail Nessen celebrano la loro creatura in un connubio tra musica rurale e mood pop, associando spontaneità e leggerezza.

mercoledì 16 gennaio 2013

Fantasticus - Fantasticus

Vengono da Aix-en-Provence, sud della Francia, e sono cinque musicisti abili nel coniugare diverse correnti del rock in un unico flusso sonoro. I Fantasticus hanno prodotto un ep, omonimo, che brilla per varietà stilistica. Martin Béziers (voce, tastiere), Rémy Jouffroy (chitarra), Guillaume Mongens (basso), Matthieu Chrétien (batteria) e Stéphane Dunan Battandier (percussioni) prendono in prestito i guizzanti intrecci di Manzarek, la fumosa ebbrezza di Waits e la tensione emotiva della psichedelia per realizzare quattro brani efficaci e vitali.
Se Not Afraid gira intorno ad una chitarra che rigenera ritmi crossover, Someday ha l'andatura solare e spavalda. Il background jazz dei Fantasticus è evidente in tutta la produzione, e l’accorata Awful Day ne esprime tutto il sentiment.
Incisivo anche il dualismo tra testi cantati in inglese e francese, lingua scelta per la conclusiva Assis en Face de Toi, condotta da un epidemico tribalismo percussivo e suggestionata da una chitarra che rimanda a Santana.
Curiosa la scelta di tratteggiare una rana antropomorfa in copertina. E’ il fantasticus, un anfibio sudamericano dai toni sgargianti. Un aspetto che lo relaziona nel migliore dei modi alla band.

martedì 15 gennaio 2013

Greenthief - Retribution

Vibrante e convincente, Retribution riporta in auge quel rock massiccio da troppo tempo relegato a contorno insipido anziché piatto principale. Nel sound dei Greenthief si scorge l’eredità culturale tramandata dalla british invasion, esaltata dai contrasti tra potenza ed elasticità. La palese ammirazione per l’hard rock dei settanta convive con l’attitudine per l’alt-metal dei novanta, un persuasivo mix ricreato da Julian Schweitzer, polistrumentista, autore della band e cantante dalla vocalità affine al modello interpretativo di Brian Molko (Placebo).
Sanity e Salad Days offrono buone vibrazioni, ma è la title track (Retribution) che si segnala per il suo intreccio sospeso, carico di presagi e dal finale intenso, propedeutico per Vultures. Il singolo porta in dote un andamento cadenzato e oscuro esasperato da un videoclip tenebroso ed efficace. La lunga Mayan Dawn, che occupa un terzo dell’intero ep, a tratti stempera le atmosfere più depresse e conclude il disco prodotto dall’esperto Steve James (Sex Pistols, The Jam).
Musica potente e di matrice bianca, quella degli australiani, anello di congiunzione tra i Muse dei primordi e gli Audioslave.

martedì 8 gennaio 2013

Mad Season - Above deluxe edition

Figli della Seattle musicalmente rivoluzionaria dei ‘90, i Mad Season rientrano tra le più memorabili, scure e tossiche rock band apparse a metà di quel decennio. Il loro unico disco resta Above, una meteora avvolta nelle tenebre sputata persino dall’inferno. Un album crudo, intenso, tetro, per certi versi espiatorio, intriso di autocommiserazione e rimpianto ma cantato e musicato con istinto ferino e accorata passione. La voce tagliente di Layne Staley (Alice In Chains) e la chitarra straziante di Mike McCready (Pearl Jam) marcano un sound opprimente eppure liberatorio, che piomba nelle profondità di sinistre melodie e risorge grazie all’audacia ritmica del batterista Barrett Martin (Screaming Trees) e del bassista John Baker Saunders (The Walkabouts, Lamont Cranston band). Un album scevro da distinzioni tra brani validi e momenti minori poiché concepito come un unicum drammatico e sincero, rappresentato dal vivo il 29 aprile 1995 durante una storica performance al Moore di Seattle. Uno show controverso che evidenzia tutta la grandezza dei musicisti e, allo stesso tempo, denuncia il raccapricciante stato in cui versano individui sospesi in una dimensione a metà tra questo e l’altro mondo. McCready, pelle e ossa, sogghigna mentre saltella sul baratro e Layne, immobile, ci è già dentro. Ha lo sguardo assente, la faccia smunta e le mani, martoriate dalle ripetute offese degli aghi, coperte con guanti che rappresentano l’ultimo avamposto del pudore. Ma il live è superbo. Un concerto ripreso dalle telecamere guidate dal solerte Duncan Sharp (insigne fotografo e regista di Seattle) remixato e rimasterizzato in occasione della pubblicazione della Deluxe Edition di Above. Annunciata dalla Legacy Recordings per il prossimo 2 aprile, questa nuova edizione comprende il DVD con le immagini integrali del concerto, il disco con le tracce audio e l’immancabile album originale con interessanti bonus tracks. Tra queste spiccano la cover di I Don't Want to Be a Soldier (John Lennon) e tre nuove canzoni, scritte e cantate da Mark Lanegan, per il seguito mai realizzato di Above. Un secondo capitolo discografico che i Mad Season riescono a malapena ad abbozzare a causa della persistente condizione di tossicodipendenza di Layne Staley spentosi, dopo una tormentata esistenza, nel 2002. Una fine che era già toccata al compagno John Baker Saunders, morto per overdose tre anni prima. Un mesto epilogo evitato da Mike McCready capace di ingaggiare una lotta titanica, nonché vincente, con i propri demoni. A rimpolpare la preziosa riedizione di Above, il video del concerto del capodanno 1995, al RKCNDY di Seattle, e le due apparizioni al Self-Pollution Radio voluto da Eddie Vedder. Diciotto anni dopo il debutto, Above si conferma tenebrosa meteora di prima grandezza.


Mad Season - Live at The Moore Theater from DSF on Vimeo.

sabato 5 gennaio 2013

Greetings from Asbury Park, N.J. compie 40 anni

Il 5 gennaio 1973 la Columbia Records pubblica Greetings from Asbury Park, N.J.  E’ il primo album di Bruce Springsteen, il primo vagito della sua arte musicale vestito di ufficialità.
Ventitré anni, autore, chitarrista, cantante che recrimina in tono folk e che modula l’esuberanza nera dell’R&B, Springsteen adotta un blend che ben presto risulta identitario. Nove tracce alternano bozzetti di docile quotidianità a squarci di struggente poesia. Le parole di Springsteen sono come le acque di un fiume: si adattano al suo corso, s’ingrossano o ristagnano, si contaminano, filtrano lentamente o corrono impetuose tra argini che a stento tengono. Una verbosità – per dirla con Lester Bangs – che contraddistingue soprattutto Blinded By The Light, carica di rime che si incalzano come gli stralunati eventi narrati. Greetings colleziona fotogrammi di comprimari erranti che trascinano la propria ombra in un groviglio suburbano fatto di macerie sentimentali e proclami di autodeterminazione. Springsteen recita nei panni del disadattato, fa un primo accenno al baratro sotto i piedi del reduce (le atrocità in Vietnam sono ancora in corso), fotografa un mondo romantico e decadente, innocente eppure ambiguo. Qui debuttano i caratteri di una poetica che brillerà poco più avanti, matura e disillusa come il suo artefice. Una creatività rudimentale, e per questo autentica, che non rimane scalfita dall’eclatante insuccesso commerciale originato da scelte azzardate (tra tutte, quella clamorosa della CBS che presenta il ragazzo alla stregua di un clone dylaniano). L’impalcatura musicale è autografa, traboccante e figlia del tempo, ma in parte regge alle mode anche grazie ai riusciti arrangiamenti di David Sancious (piano e tastiere), Clarence Clemons (sassofono), Garry Tallent (basso) e Vini "Mad Dog" Lopez (batteria). Il primo nucleo di un gruppo che ben presto s’imporrà nell’olimpo rock come The E Street Band.