giovedì 3 settembre 2009

Luciano "Varnadi" Ceriello - Radio Varnadi

Radio Varnadi, del bizzarro cantautore veneto-campano Luciano “Varnadi” Ceriello, è un album fuori dagli schemi. Il disco è congegnato in modo da dare l’impressione di ascoltare un’emittente radiofonica: ogni singolo brano, infatti, viene annunciato da speaker. Architettura anomala a parte, il lavoro è composto da 13 canzoni che toccano questioni attuali. Ignavia, vacuità e sessismo vengono trattati con ironia e sarcasmo su musiche che sfruttano le correnti di tutti i rivoli del pop, mentre i temi introspettivi rientrano negli standard cantautorali. Ospiti più o meno consoni (che c’entra una pornostar?) del modo della musica (il chitarrista Mauro Palermo) e dello spettacolo (l’attore Andrea Roncato) partecipano alla realizzazione di tracce che si amano o si odiano, ma che di sicuro non lasciano indifferenti.


Inserendo il CD nel lettore si deve essere pronti ad ascoltare un normale disco. Ma anche no, perché si ha l’impressione di aver acceso lo stereo e di aver centrato la fantomatica stazione radiofonica “Radio Varnadi” che programma il suo quotidiano palinsesto. La trovata riesce nell’arduo compito di lasciare interdetti anche gli ascoltatori più onnivori.

Strano tipo questo Ceriello, “meglio conosciuto come il cantautore con 2 cappelli”, che in Radio Varnadi colleziona tredici canzoni musicalmente dissimili tra loro in cui manca l’egemonia di un genere sugli altri. È una compilation dagli stili variegati che mescola atmosfere cantautorali anticonformiste, massicce dosi di pop, spruzzate di raggae e di elettronica. L’estremo eclettismo che pervade questo lavoro rappresenta un pregio che è allo stesso tempo un difetto. In campo artistico, ormai, tutto ciò che propende al nuovo è visto come una iattura (meglio puntare su schemi già sperimentati he assicurano un guadagno certo) quindi ben venga la proposta di Ceriello. La scelta compiuta, però, può risultare ostica anche per i più illuminati. Sono spiazzanti i brevi parlati introduttivi dei numerosi speaker impiegati nel ruolo di se stessi: introducono i brani proprio come accade durante la messa in onda di un programma radiofonico. Non mancano neanche le informazioni meteo, i jingle, il segnale orario e le telefonate in diretta degli ascoltatori. Ma all’autore, di certo, il coraggio non manca e come si suol dire: “Only the brave …”.

Il cantautore dai 2 cappelli sveste quello del giullare e mantiene quello del cantautore davanti a temi che risultano di grande attualità. L’invito a mettere da parte indolenza ed egoismo giunge tra un sorriso e l’altro. Se Come la mia Barbie è spensierata ed allusiva, ma potrebbe anche essere irrisoria, (“bionda e bella come una modella,/ ma che bomba, beato chi ti …”), La protesta (“non dire, non guardare, non fiatare …/ Il nostro non pensare fa comodo al potere!”) fa il paio con La storiella di Damer (si provi ad anagrammare Damer, ndr) nel riproporre l’istantanea dei nostri giorni. Qui Ceriello si fa affiancare dalla voce di Andrea Roncato per biasimare il periodo più basso della nostra storia politica (“Noto solo merda!/ Noto macchine e politiche di merda! Tra discorsi populistici di svolta noto sprechi per le macchine da guerra!”). Come poteva un brano così schietto, essere selezionato dalla nomenklatura di tromboni che manda avanti Sanremo? Questo almeno, è quello che si apprende dall’introduttiva voce degli speaker Mario La Monaca e Donato Zoppo intenti a certificare, falsamente imbarazzati, l’esclusione del brano dal festival della canzone italiana.

Non mancano episodi che trattano temi introspettivi come Avrei dovuto (“non ti ho detto di contare su me,/ ma non l’ho fatto per me, l’ho fatto solo per te!”) e la nostalgica Padre, muovimi i fili (“percorro lo scavo delle mie memorie, ma mi manca la voce./ Vienimi a cercare!”); affettuosa, invece, la tenera Francesca che Ceriello dedica, e in parte lascia interpretare, a sua figlia (“E’ nata a fine ottobre la principessa/ è nata quando in cielo è apparsa un’altra stella.”).

Ma l’irrefrenabile voglia di stupire è dietro l’angolo. Ecco dunque Big Jim e Barbie tutta incentrata sull’ossessione sessuale del protagonista della storia (“mi piace far l’amore con la figlia del dottore, ma il dottore ci acchiappò e altamente s’incazzò”) e che vede quale special guest, nel booklet non è specificato con quali mansioni, la “porno-sexy-star” Lea Di Leo.
Ben più calzante ed apprezzabile risulta l’apporto del talentuoso (ex chitarrista di Vasco) Mauro Palermo in Sto pensando a te, ballad incentrata su accordi aperti e testo sentimentale (“Son qui solo con me, son qui da giorni sì!!!!!! Son qui pensando a te dall’altro venerdì!!!!!!”).

Radio Varnadi è, in conclusione, un onesto lavoro, tanto anomalo quanto innovativo. Gli eccessi di questo disco difficilmente risulteranno accettabili a quei puristi restii ad accogliere rivoluzioni così radicali. Tenendo ben presente, tuttavia, che ciò che è dissacrante, affascina.

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