Difficile capire le dinamiche della promozione.
Se Google non si è sbagliato, in Italia nessuno ha commentato The Ringo Jets, debut album de The Ringo Jets.
Eppure il power trio composto da Tarkan Mertoglu, Deniz Agan e Lale Kardes offre uno stile che, pur ricalcando generi ampiamente esplorati – dall’hard rock al blues psichedelico – presenta un sound personale, trascinante e dannatamente piacevole. Il mood è fresco e vivace anche se vintage: solo chitarre, batteria e occasionalmente basso.
Strano che, qui da noi, nessuno gli abbia dedicato un briciolo di attenzione. Il disco, per altro, è stato registrato a Milano sotto la produzione di Tommaso Colliva (Muse, Franz Ferdinand, Afterhours, Calibro35). E poi dentro ci sono un paio di illustri ospiti, due belle cover e volumi a tutto gas.
L'impatto dal vivo è notevole, capace di coinvolgere da subito. E’ nella dimensione live che li ho scoperti, durante l’ultimo Medimex (un plauso a chi li ha invitati). Folgorato sulla via di Damasco, anzi, un po’ prima: sulla via di Istanbul. Il trio viene dalla Turchia e, fare rock da quelle parti non è ancora un’attività del tutto normale. Terra lacerata da divisioni politiche, fazioni religiose e tensioni sociali, il Paese cerca di approdare a una piena democrazia nonostante gli argini innalzati da forze conservatrici e autoritarie.
Per questo e per altri motivi ancora il crudo rock de The Ringo Jets merita di essere apprezzato.
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LSDmagazine.
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