venerdì 13 agosto 2010

La musica assorbe l'attenzione

Militante politico della sinistra rivoluzionaria, operaio, muratore, conducente di convogli umanitari, scalatore, musicista, scrittore e chissà cos’altro.
Erri De Luca ha vissuto scorci di ordinaria esistenza e li ha tradotti in straordinaria prosa; ed ha alleggerito il peso di un'ardua ricerca durata l’arco della sua giovinezza.
Apprendo di poter fare due chiacchiere con lui, faccia a faccia, anche se “il Maestro”, mi dicono, “è molto particolare … parla poco”.
Mi chiedo se la fama dell’autore abbia vinto la semplicità dell’uomo e se, per davvero, dovrò chiamarlo con quell'appellativo ridondante.
Nella hall dell’albergo, mi accoglie con un largo sorriso e una calorosa stretta di mano. Affabile e ben saldo nelle sue convinzioni conferma la sua genuinità anche come uomo.
Prima di cominciare gli domando se preferisce essere chiamato “Maestro” e lui mi chiede in napoletano: “Maestr ‘e che?”. E’ informale e al tempo stesso riservato. Di tanto in tanto l’innata simpatia partenopea si palesa per scacciare l’umore da clausura che lo abita.

- Gli chiedo di come è messo il Paese.

L’Italia non è più un paese decisivo nello scacchiere internazionale mentre negli anni del dopoguerra, proprio per le faccende della Guerra Fredda, il Mondo era diviso in due Blocchi. L’Italia confinava con uno di questi due Blocchi (quello Sovietico, ndr) e aveva il più forte Partito Comunista d’occidente, la più forte sinistra rivoluzionaria d’occidente; era un nervo scoperto di quell’alleanza occidentale (NATO, ndr) era un punto decisivo dell’urto tra questi due Blocchi. Oggi l’Italia è stata completamente assorbita dentro il ventre economico dell’occidente e non ha più alcuna influenza. L’Italia, dal punto di vista internazionale, si può permettere di essere nessuno, e dal punto di vista economico è protetta sotto questo ombrello dell’Euro e quindi distribuisce le sue sorti insieme a quelle degli altri paesi dell’area. Sarebbe stato molto più difficile se fosse rimasta isolata da quest’area monetaria e si fosse tenuta la povera Lira. Adesso, l’Italia, è solo un’espressione economica dell’occidente.

Un po’ come diceva Joyce della sua Irlanda: condannata ad essere “la caricatura eterna del mondo serio”.
Be’ l’Irlanda era una provincia inglese ed è rimasta a lungo sottomessa a quell’isola maggiore. Noi no, insomma, siamo parte di una società monetaria.
Siamo azionisti di minoranza ma di una società monetaria.


- Gli chiedo di musica (ovviamente).

Se il “Peso della farfalla” fosse una sua canzone, la suonerebbe in minore o maggiore?
Minore (è fulmineo nel rispondere, ndr)!

E con quali strumenti la vestirebbe?
Be’ io conosco solo la chitarra. Non saprei … uno strumento a corde, comunque.

Altri strumenti?
No, non c’ho mai pensato. La vestirei con un solo strumento, con l’essenziale.

A dire il vero avevo anche pensato di portarle la mia chitarra acustica.
Be’ (sorride, ndr) ma io non mi trovo con quel coso a suonare (mima la pennata , ndr) …

Il plettro!
Eh! Mi risulta più facile suonare la chitarra classica con le dita.

E “Tre cavalli” potrebbe essere una suite?
Mah (sorride) non c’ho sentito nessuna musica. Ma quando scrivo, in genere, non posso stare a sentire musica. Potrei stare anche nel chiasso ma non immerso nella musica perché la musica pretende una certa attenzione. Non è un sottofondo per me, assorbe l’attenzione.

- Gli chiedo del suo passato, e delle sue storie finite in libri di grande successo.

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