mercoledì 7 gennaio 2009

Santa Claus has come to town (part one)

L'ultimo Natale è stato prodigo di pregevoli regali.
Il mio Babbo Natale, ha messo ben 5 CD sotto l'albero.
Due dei Joy Division, uno della Blues Explosion, uno di Joan Osborne e un cofanetto antologico dei Clash.

Sull'onda emozionale provocata dalla visione di "Control", pellicola in bianco e nero (non per tutti!) di Anton Corbijn, ho palesato l'intenzione di acquistare i 2 album della band inglese.
Babbo Natale, che ha l'udito sopraffino e la memoria lunga, ha fatto prima di me.
Così, senza uscire soldi (altri) per dischi (ennesimi), "Unknown Pleasure" e "Closer" hanno ingrossato le fila della mia discoteca.

I due CD nella versione "Collector's Edition" del 2007, sono rimasterizzati e uniti ad altrettanti live.
A prima vista il pakaging sembra davvero gradevole (inspiegabile, però, l'assenza dei testi nei booklet), finché non si presenta la necessità di rimettere la confezione che ospita i CD all'interno di una rigida plastica trasparente che riveste il box cartonato: un incubo!

In "Unknow Pleasure" (1979) colpisce - d’acchito - la somiglianza della timbrica di Ian Curtis (cantante e autore dei testi) con quella di sua maestà "re Lucertola" Jim Morrison.
Un album difficilmente qualificabile anche se universalmente riconosciuto come appartenente alla corrente "post-punk".
Più facile, invece, individuare a più riprese, standard stilistici recuperati successivamente dall'altra parte dell'Oceano: semi di Rock germogliati dieci anni più tardi (all'inizio dei '90) nelle grigie e fertili lande irrigate dal piovoso cielo di Seattle.
Un album bello, acerbo (a tratti naïf) e molto cupo, capace di fare scuola e proselitismo. Posologia: assumere a piccole dosi - lontano da sostanze psicotrope - avendo certezza di incontrare un nutrito gruppo di amici subito dopo. Controindicazioni: acuti stati depressivi.
La Collector's Edition include questo secondo disco live che, secondo me, è il pezzo forte della ristampa.
Il concerto, registrato a Manchester nel luglio del '79, è una bomba: il suo audio rimanda ad una visione di pubblico e musicisti stipati in un claustrofobico e fumoso pub, dove l'essenza “garage” e “punk” del gruppo emerge alla grande. Qui il suono del sintetizzatore è meno presente (e meno invadente) rispetto alla registrazione da studio. Solo il brano "Insight", al contrario, ne è pregno tanto da risultare inascoltabile. Per il resto, il suono della chitarra è ben più evidente che nelle incisioni in studio e la batteria ha un suono meno "sintetico".
Ian Curtis veste più i panni di se stesso e meno quelli di Morrison, tanto da essere semplicemente perfetto nel condurre la band in un selvaggio live act.
"Dead Souls" (quella ripresa anni dopo dall'emulo Trent Reznor) è bellissima, "Interzone" devastante.

La Collector's Edition di "Closer", disco originariamente pubblicato subito dopo il suicidio di Ian Curtis (15 luglio 1956 - 18 maggio 1980), si presenta con gli stessi pregi e soprattutto gli stessi difetti dell'edizione da collezione di "Unknown Pleasure" (confermo: l'imballaggio è delizioso, ma renderlo facilmente apribile e richiudibile?).
Vada per i testi “dark”, ma la musica fredda ed essenziale risulta troppo condizionata dal suono datato dei synth (ben presente lungo le 9 tracce), tanto che il suo ascolto risulta arduo.
Ma l'impasto sonoro istituito dalla band, piacerà a tutta la schiera di epigoni della cosiddetta "New Wave", fautrice di accaniti seguaci che si faranno strada nel decennio appena cominciato: gruppi che daranno impulso alla nuova scena musicale inglese e che, in buona parte, saccheggeranno idee e svilupperanno intuizioni nate da questo album (l’iniziale produzione dei Depeche Mode e dei Cure deve molto a questo disco). Lode, dunque, ai pionieri del genere.
Il bonus disc allegato è un importante documento che ha il chiaro intento di fornire all'ascoltatore un'altra testimonianza delle capacità espressive dei Joy Division durante la serie di concerti tenuti all'apice della creatività. Il risultato è, però, parzialmente fallace: per qualità sonora, infatti, l'accluso live del febbraio 1980 è equiparabile ad un bootleg, tanto da rendere distratto l’ascolto. In compenso brani come "Twenty Four Hours", "These Days" e "Love Will Tear Us Apart", sono proposti in versioni avvincenti che superano l'handicap di un suono imperfetto, e ben rendono l'idea tipica della musica contaminata da vari generi, proposta a suo tempo dall'avveniristico gruppo.
Nota di merito alla scelta (a quanto dichiarato dai membri della band, non indotta dai noti motivi contingenti) di ritrarre in copertina una splendida - seppur funerea - scultura di Demetrio Pernio. Dedicata ad una nobile famiglia vissuta circa 8 secoli fa (gli Appiani, signori feudali), la struggente opera è sita nel Cimitero monumentale di Staglieno presso Genova (ove si trovano anche le ceneri di Fabrizio De André).

To be continued ...


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