giovedì 16 ottobre 2008

Breve storia di morti, finti morti e vivi ignorati come morti

22 novembre 2005, Sovereign Bank Arena di Trenton, NJ: ultima tappa del Devils & Dust tour.
Il concerto si apre con una dedica di Springsteen ad un musicista scomparso qualche giorno prima: “This is for Link Wray!”.
All’esclamazione, segue l’esecuzione di un brano con tanto di chitarrone elettrico e distorsore, che s’insinua in un tour ad alto tasso di composizioni acustiche: è una Gretsch rosso fuoco, infatti, a mandare accordi carichi di effetto eco in sala.

Il brano proposto è “Rumble”, non è un granché ma è un pezzo strumentale di grande valore storico poichè ha reso celebre (proprio per l’utilizzo di innovativi effetti per chitarra) ai primordi del R’n’R, lo stile di Link Wray.
Il buon Link ha fatto la sua vita, ha avuto i suoi successi e attualmente, gli vengono riconosciuti i giusti meriti per l’apprezzabile carriera ottenuta in ambito musicale.

Ma che c’entra Bruce con Fred Lincoln “Link” Wray?
La dipartita e la relativa dedica del Nostro al chitarrista inventore del power chord fanno parte del medesimo “ponte” per introdurre un dimenticato (anche se vivo) personaggio.
Sul finire dei ’70 Link Wray incide con Robert Gordon, un misconosciuto cantante di rockabilly, due album divisi da un breve margine temporale: “Robert Gordon (with Link Wray)” e “Fresh Fish Special”.
Robert Gordon è un tipo fotogenico, con la faccia da bravo ragazzo, con l’acconciatura dal ciuffo esasperato e con la voce affine a quella di Elvis Presley tanto che, Bruce stesso, afferma di riconoscere una stretta somiglianza nel cantato dei due.
Wray, come già detto, muove i primi passi sulla scena durante l’esplosione del Rock and Roll.
E’ la passione per lo stesso genere musicale, dunque, a portare i due a collaborare nelle suddette produzioni con l’intento di riportare in auge un genere ormai in secondo piano da un pezzo.
Nel primo LP viene riproposta la “Summertime Blues” di Eddie Cochrane (come noto, eseguita a più riprese anche da Mr. Springsteen nel corso della sua carriera) e nel secondo l’inedita "Fire".
Bruce conosce Robert tramite Garry Tallent (grande fan di Rock’n’Roll anni ’50).
Fire, il pezzo originariamente scritto da Bruce per tale Elvis Presley, viene registrato con Springsteen (non presente nei credits) al pianoforte. A tal proposito è illuminante quanto afferma Gordon circa la presenza di Springsteen in sala d’incisione: “Credo volesse vedere come lavoravamo in studio” (Uhmm, con una convinzione come questa, avranno inciso in assoluta serenità!!! ndr).
Se la memoria non m’inganna, Bruce dirà che ha concesso a Gordon l’utilizzo della composizione perché si è attardato a proporla a “The King” ufficialmente morto nel ’77 (in realtà, vivo e vegeto, tutt’oggi attivo sotto mentite spoglie, on stage ogni venerdì sera in una località della Puglia centrosettentrionale).
Questi due album - a mio avviso, da avere - ristampati qualche mese fa in CD (2 LP in 1 CD), sono stracarichi di R’n’R delle origini.

Lo stesso Rock affermatosi attraverso centinaia di hits “one shot” o traghettato fino ai giorni nostri da intramontabili condottieri (Jerry Lee Lewis, non a caso, “The Last Man Standing”), celebrato da pellicole americane che hanno condizionato l’immaginario collettivo (con quei ragazzi dai capelli lucidi immobilizzati da prodigi della cosmesi) e da immagini di gigantesche auto stipate nei drive-in. Lo stesso Rock, in definitiva, padre della musica di Bruce Springsteen & The E Street Band.
Gordon sembra un tipo capace ma inseguito dalla sfortuna. A pochi mesi dalla pubblicazione della sua interpretazione, sul mercato si affaccia prepotentemente un’altra versione di Fire, eseguita dalle Pointer Sister: quest’ultima sarà il più grosso successo commerciale del gruppo femminile che spazzerà la versione di Gordon dalle classifiche e dai passaggi radiofonici. Come in questa circostanza, anche in seguito, la carriera di Robert Gordon, sarà costellata di promesse mai mantenute. Sarà più volte pronto a sfondare le porte di accesso per un pubblico più vasto, ma per un motivo o per un altro, non sarà capace di farlo.
Azzardando un paragone, nella finzione testuale di Fire, i baci della protagonista “bruciano/ ma il tuo cuore resta gelido”, nella quotidiana realtà è Gordon ad infiammare i pezzi con la sua interpretazione ma a lasciare indifferenti gli ascoltatori.
Oggi pare un vecchietto che si porta male (come se non bastasse ha avuto problemi con la dipendenza dalla droga) i suoi 61 anni e tira a campare facendo ancora tour per il mondo in posti piccolissimi (equiparabili a bar). Della sua faccia pulita, del suo fisico asciutto e della formidabile chioma dei tempi passati è rimasto ben poco, ma la sua voce baritonale si mantiene ancora oggi più o meno attraente.
Un bel pezzo di storia da riesumare, insomma, perché Robert non è morto, ma è come se lo fosse. Pure Springsteen pare aver dimenticato Gordon.
Tra tanti guests apparsi durante il Magic Tour, resta il rammarico di non aver assistito ad un loro duetto proprio sulle note di Fire. L’unica volta che Bruce Springsteen, Robert Gordon e anche Link Wray hanno suonato insieme dal vivo, è stato il 2 dicembre del 1977 (NYU Loeb Student Center di New York City).

Il giorno prima i tre si erano riuniti negli studi Plaza Sound di New York, per registrare la versione di Fire finita su “Fresh Fish Special”.
Il giorno seguente l’incisione del brano, Bruce si presenta a sorpresa al concerto di Gordon e Wray per una fantastica quanto ineguagliata versione di Heartbreak Hotel di Elvis e, se non lo sapessi con certezza, direi che a dividere il microfono con Bruce, quel giorno c’era proprio Presley.
Ah, dimenticavo!
Nella stessa serata, a Trenton, il body builder ha eseguito Rumble e Fire: che coincidenza!

Questo articolo è stato pubblcato anche da badlands.it


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1 commento:

Ermanno Labianca ha detto...

Francesco, bel blog. ciao, è curioso che si chiami 7 ottobre, e che tu ti sia introfolato nel mio dove parlavo del 7 settembre. No?
grazie per gli auguri.
e poi...link wray, robert gordon... qui c'è robetta del mio cuore.
- Ermanno