Allghoi Khorhoi, stravagante già nel titolo, contiene brani tanto impronunciabili quanto reconditi nel significato disponibili nel classico formato digitale, nudo e crudo, oppure caricati in una pendrive che riprende la forma del leggendario invertebrato stilizzato in copertina.
L'estetica dei Codeina di Allghoi Khorhoi è pervasa da idee archetipe che collidono con musica impulsiva per incrementarne la potenza d'impatto. I testi, benché funzionali alla musica, non pongono freni a pensieri intrusivi e ad una schiettezza così lapalissiana da sembrare ferocemente autentica. Difficile ascoltare il perfetto connubio tra aggressività verbale e violenza sonora di 71 senza dedicarla con trasporto ad un ipotetico destinatario.
Vigorosi pattern di batteria si combinano a toni di basso straordinariamente saturi, feedback e distorsioni di chitarra tornano in auge: Kiwi, Ieri e Hikikomori non possono lasciare indifferenti. Eppure, anche la delicata Cascando coinvolge con la sua laconicità.
Il gruppo ha reciso alcuni legami con il proprio modello di riferimento, i Nirvana, anche se alcuni passaggi dell'album – come Langley & Homer Collyer – rimandano inequivocabilmente al sound della band di Seattle: un pregio, questo, che attribuisce ulteriore attendibilità alla coerenza espressa dal gruppo nel percorso fin qui intrapreso.
Allghoi Khorhoi racchiude dodici componimenti rabbiosi, politically incorrect e per nulla allineati. E' un'ottima prova quella offerta da Mattia Galimberti (voce e chitarra), Emanuele Delfanti (basso) e Alessandro Cassarà (batteria). Roba forte e pericolosa, da maneggiare come fosse un velenoso bruco asiatico.
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