Chitarra a condurre, fiati a dare corpo, contrabbasso più batteria a scandire i ritmi e voce a richiamare il fascinoso, intramontabile, invincibile rock’n’roll.
I Rekkiabilly (lo slang barese recchia, da orecchio, che convola a nozze con l’americano rockabilly) sono capaci di infilare accordi solidi e rozzi in un profluvio di ironia. Il loro nuovo Banana Split esce su un mercato saturo di suoni preda della più turpe retromania (per rubare un termine a Simon Reynolds), dove per emergere serve, il più delle volte, poca sostanza e molta pubblicità ingannevole. Invece Dario Mattoni (chitarra e voce), “Amaro” Luciano Sibona (contrabbasso e voce), Guido "bumbum" Vincenti (batteria), Lidia Bitetti (sax) e Ricky "Ballerino" La Torre (tromba e voce) sublimano qualità e levità.
Il disco è un tonico per il morale, un ceffone alle mode passeggere e alle strabiche visioni di chi diffonde il verbo sintetico dell’ultima band nata sotto il segno dell’elettronica più rigida (per inciso: cos’altro dopo i Depeche Mode?). Certo, ad un superficiale ascolto anche i Rekkiabilly corrono il rischio di essere rapidamente archiviati nell’ipertrofica sfilza di gruppi debuttanti eppure così nostalgici da risultare ammuffiti. Ma lavato via il gel dai capelli, e destata l’espressione vagamente ilare dai volti dei baresi, emerge il nocciolo di una band capace di sgusciare a tutto swing o di sfruttare dinamiche soul, di allacciarsi ai ganci del country e di improvvisare a tutto jazz. Molteplici influenze che si ritrovano nel singolo Sisma (che tramuta la leggerezza in sarcasmo), la title track o la Burn Toast and Black Coffee di Mike Pedicin tradotta in una chilometrica Toast e Caffè Arrosto. La matrice rock anni ’50 è incisa a chiare lettere nel DNA della band, ma l’integrità dei musicisti si lascia costantemente permeare da altri generi, come nella Six By Six che è cover di Earl Van Dyke. Dal vivo, tutto ciò si traduce in baldoria pura, in festa trascinante. E a proposito di concerti, quanti nel curriculum possono scrivere di aver diviso il palco con Robert Gordon? Non è poco in un ambito “artistico” che si conforma sempre più ai reality canori, che inneggia starlets e divulga filastrocche frignate da computer.
Il sito ufficiale della band è qui.
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