lunedì 28 luglio 2014

Cat Power live! Sud Est Indipendente Festival

Squarcia il buio che avvolge il palco con un sorriso, Cat Power. Rilassata, bicchiere in mano e sigaretta accesa, indossa una T-shirt con uno slogan che gioca sul doppio senso: “People Have The Power”. Il suo concerto d’esordio in Puglia coincide con l’inizio dell’ottava edizione del Sud Est Indipendente Festival – targato CoolClub – e per l’occasione allestito a Torre Regina Giovanna di Apani, in provincia di Brindisi.

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Torre Regina Giovanna di Apani (BR), 24 luglio 2014
Setlist

1. The Greatest
2. Cherokee
3. Lord, Help The Poor & Needy
4. Silver Stallion
5. Manhattan
6. Bully
7. Angelitos Negros
8. Shivers
9. Good Woman
10. Great Expectations
11. I Wanna Be Your Dog
12. Song To Bobby
13. Metal Heart
14. Sea of Love
15. I Don't Blame You
16. Ruin







All images are © Francesco Santoro

martedì 15 luglio 2014

Management del Dolore Post-Operatorio – McMAO

La vita è frustrante, caotica e a tempo determinato. Come affrontare, allora, il suo fluire dispotico? Come accettare la sua ineluttabile interruzione? Con un minimo di consapevolezza e con tanto sarcasmo. E’ la soluzione scelta dal Management Del Dolore Post-Operatorio per gessare le fratture e scriverci sopra qualche frase politicamente scorretta, arguta e cinica.
Continuano a non produrre dischi ordinari i quattro abruzzesi, che con McMao confermano un talento sferzante e non irreggimentato. Dieci tracce (più Fragole buone buone, cover del rivalutato Luca Carboni) di grande spessore che fanno apprezzare le tematiche più buie, le meditazioni forti e, sì, anche deprimenti. La scrittura del cantante Luca Romagnoli, in ogni caso, combina sincerità e lucidità che trasforma l’oppressione in celebrazione di un pessimismo velato da decadentismo. Concetti fortificati da un rock solido ma mai stereotipato che non resta indenne da infiltrazioni esterne. Come in Coccodè, caratterizzata dalle sfumature orientali e dal canto baritonale di Lorenzo Kruger dei Nobraino.
D’impatto è la scelta di apertura con La scuola cimiteriale, pezzo teso, breve e forgiato sul disincanto (il destino è un colpo di biliardo/ a volte la buca la decidi tu/ a volte chiudi gli occhi tiri e non ci pensi più), che uncina con la ritmica e amplifica il senso di alienazione tra il cantato sbilenco e il fraseggio di synth.
Accanto alle indagini più intimiste, McMao sembra formulare una concisa trattazione sociologica, un piccolo manuale su fobie, squallore e bassezze di certi comportamenti ammessi sulla scorta di un incedere consuetudinario. I personaggi del disco elaborano un vissuto che trascende il personale e accolgono, o più spesso interpretano, chi eccepisce quella sindrome collettiva da frivolezza che sembra non avere fine. Articolato tra brani penetranti, elementi figurativi d’impatto e clip audaci, il secondo album dei MaDeDoPo sembra spingere sul fronte del situazionismo. La copertina che ritrae l’ibrido Mao Zedong-Ronald McDonald (come le immagini del booklet, opera dell’artista Giuseppe Veneziano) sostiene l’idea del cortocircuito ideologico che si consuma ai giorni nostri, mentre il video de La pasticca blu abbozza poesia stradaiola su fotogrammi che ne rivelano il caos ispiratore, tra idealità e suggestioni felliniane.
A chiudere il cerchio, la rabbia de La rapina collettiva, che negli stessi versi ricambia all’indirizzo di chi comanda quella candida spietatezza che impone “inevitabili” purghe.
Ok, la vita è frustrante, caotica e a tempo determinato, ma un minimo di consapevolezza e tanto sarcasmo …

 

giovedì 3 luglio 2014

Dead Man’s Town: A Tribute to Born in the U.S.A.

Born down in a dead man's town/ The first kick I took was when I hit the ground”, questa l’amara asserzione che apre Born In The U.S.A., il più venduto album di Bruce Springsteen. Un disco che ha concesso fama abbacinante e repentina al suo autore, che ha convinto tanto il pubblico quanto la critica, che ha piazzato sette singoli nella Top Ten “Billboard Hot 100” e che ancora oggi riluce di un fascino iconico, solido, difficilmente ripetibile e quasi certamente inimitabile.
Ai giorni nostri, trent’anni dopo la sua pubblicazione, alcuni cantautori americani rendono omaggio all’attualità dei versi contenuti in quelle canzoni e rileggono celebri musiche articolate tra echi di sanguigno rock’n’roll e pseudo modernismo invocato dai synth. Dead Man's Town: A Tribute to Born in the U.S.A., disponibile dal 16 settembre via Lightning Rod Records, digrada la potenza di un suono tutto E Street Band e lo riporta allo stadio embrionale generato tra solitudine creativa, essenzialità acustica e spartana partitura, in quel mood simile alle ispirate session di Nebraska che ne hanno determinato l’avvento. Per dirla con Jason Isbell, che nel tributo reinterpreta proprio la title track, “Born In The U.S.A. ha ingenerato fraintendimenti in molte persone che hanno apparentemente travisato il contenuto lirico e l’assunto del brano. Quando si ascolta la versione demo, con quell’accordo scuro in tonalità minore, si è certi che non si tratta di un inno festoso. Volevamo rimanere fedeli a questa versione”. Argomentazione confermata e rilanciata dalla violinista Amanda Shires (impegnata nella registrazione della cover con il marito Isbell) che circoscrive il significato del testo: “Mi piace come la canzone ricrea un quadro di lotta antitetico al sogno americano e come l'ironia presente nel coro contraddistingua una forza che quasi trascende il resto”.
Chi ritiene superiore la produzione acustica di Springsteen, apprezzerà la sobrietà delle interpretazioni di Jason Isbell & Amanda Shires, Nicole Atkins, Justin Townes Earle, Blitzen Trapper e Trampled By Turtles che riportano il nucleo di Born In The U.S.A. in evidenza, quasi a volerne riproporre quella “naked version” agognata dai fans ma mai concessa dal suo autore.
Per Luther Dickinson, chitarrista in pianta stabile per la North Mississippi Allstars (e con trascorsi nei The Black Crowes), “una qualunque canzone di Born In The U.S.A. potrebbe funzionare anche con la sola chitarra acustica”. Una certezza granitica che ha ispirato l'intero progetto.
Di seguito, accanto alla scaletta dei brani inclusi in “Dead Man's Town: A Tribute to Born in the USA”, sono indicati i musicisti e i gruppi coinvolti nella realizzazione del disco.

1) "Born In The U.S.A" - Jason Isbell & Amanda Shires clic qui per ascoltarla
2) "Cover Me" - Apache Relay
3) "Darlington County" - Quaker City Nighthawks
4) "Working On The Highway" - Blitzen Trapper
5) "Downbound Train" - Joe Pug
6) "I'm On Fire" - Low
7) "No Surrender" - Holly Williams
8) "Bobby Jean" - Ryan Culwell
9) "I'm Goin' Down" - Trampled By Turtles
10) "Glory Days" - Justin Townes Earle
11) "Dancing In The Dark" - Nicole Atkins
12) "My Hometown" - North Mississippi Allstars