martedì 15 luglio 2014

Management del Dolore Post-Operatorio – McMAO

La vita è frustrante, caotica e a tempo determinato. Come affrontare, allora, il suo fluire dispotico? Come accettare la sua ineluttabile interruzione? Con un minimo di consapevolezza e con tanto sarcasmo. E’ la soluzione scelta dal Management Del Dolore Post-Operatorio per gessare le fratture e scriverci sopra qualche frase politicamente scorretta, arguta e cinica.
Continuano a non produrre dischi ordinari i quattro abruzzesi, che con McMao confermano un talento sferzante e non irreggimentato. Dieci tracce (più Fragole buone buone, cover del rivalutato Luca Carboni) di grande spessore che fanno apprezzare le tematiche più buie, le meditazioni forti e, sì, anche deprimenti. La scrittura del cantante Luca Romagnoli, in ogni caso, combina sincerità e lucidità che trasforma l’oppressione in celebrazione di un pessimismo velato da decadentismo. Concetti fortificati da un rock solido ma mai stereotipato che non resta indenne da infiltrazioni esterne. Come in Coccodè, caratterizzata dalle sfumature orientali e dal canto baritonale di Lorenzo Kruger dei Nobraino.
D’impatto è la scelta di apertura con La scuola cimiteriale, pezzo teso, breve e forgiato sul disincanto (il destino è un colpo di biliardo/ a volte la buca la decidi tu/ a volte chiudi gli occhi tiri e non ci pensi più), che uncina con la ritmica e amplifica il senso di alienazione tra il cantato sbilenco e il fraseggio di synth.
Accanto alle indagini più intimiste, McMao sembra formulare una concisa trattazione sociologica, un piccolo manuale su fobie, squallore e bassezze di certi comportamenti ammessi sulla scorta di un incedere consuetudinario. I personaggi del disco elaborano un vissuto che trascende il personale e accolgono, o più spesso interpretano, chi eccepisce quella sindrome collettiva da frivolezza che sembra non avere fine. Articolato tra brani penetranti, elementi figurativi d’impatto e clip audaci, il secondo album dei MaDeDoPo sembra spingere sul fronte del situazionismo. La copertina che ritrae l’ibrido Mao Zedong-Ronald McDonald (come le immagini del booklet, opera dell’artista Giuseppe Veneziano) sostiene l’idea del cortocircuito ideologico che si consuma ai giorni nostri, mentre il video de La pasticca blu abbozza poesia stradaiola su fotogrammi che ne rivelano il caos ispiratore, tra idealità e suggestioni felliniane.
A chiudere il cerchio, la rabbia de La rapina collettiva, che negli stessi versi ricambia all’indirizzo di chi comanda quella candida spietatezza che impone “inevitabili” purghe.
Ok, la vita è frustrante, caotica e a tempo determinato, ma un minimo di consapevolezza e tanto sarcasmo …

 

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