venerdì 20 luglio 2012

Patti Smith and Her Band a Molfetta: Believe or explode

“Perché dedicarsi all’arte? Per realizzazione personale, perché l’arte valeva di per sé? Aggiungersi alla sovrabbondanza che già circolava sarebbe stato come indulgere verso se stessi a meno che non si fosse stati capaci di offrire illuminazione. […] Compresi che ciò che conta è l’opera in sé”.
(Tratto dal libro Just Kids, di Patti Smith - Feltrinelli)

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Photography ©Francesco Santoro all rights reserved

sabato 14 luglio 2012

Sting: Back to Bass Tour a Molfetta

“Chi si somiglia si piglia”. Il pubblico dei concerti rispecchia l’artista che si esibisce. Tanto semplice e lampante da risultare banale. L’altra sera a Molfetta, Sting ha richiamato una folla di gente ben vestita, ben educata, ben truccata, ben pettinata tanto da farmi sentire come un alieno al party. In più mi hanno costretto ad interpretare la parte dell’insolente, quella del “fotografo” (no, non lo sono affatto) che ha sfidato i coriacei ometti della security per scattare immagini sotto al palco. Eh sì, il buon Sting, sessant'anni, le gambette secche, il bicipite sul flaccido andante, ma un fascino (vista la massiccia presenza femminile) ancora intatto, non vuole teleobiettivi sotto il naso. Mi dicono “solo le prime due canzoni” (ok, fin qui tutto nella norma) … “dal mixer”. Seeeeeeeeeeeeee, certo! Sarà fatto. Mi chiamate a 24 ore dal concerto, non ho l’attrezzatura adatta per le foto da 2 metri e volete che mi metta a scattare dal mixer? Mi conviene rimanere al posto assegnato, nei pressi dello stage, comodo nella mia fantastica poltronissima (voglio conoscere il genio del male che ha coniato il termine adatto per quei “boccaloni” che spendono cento e rotti euro per starsene seduti tutto il tempo su qualcosa che credono somigli ad un trono)! Ad ogni modo … missione compiuta. Più o meno.


Sono molto felice di essere qui con voi questa sera a Molfetto, in Puglia”. A parte la storpiatura adoperata al nome della cittadina del nord barese, Sting si rivolge alla platea in un buon italiano. Sfodera più volte il suo vocabolario con tono affabulatorio, alla stregua delle sue canzoni, morbide partiture pop dalle note cristallizzate un momento prima di farsi jazz, una spanna al di qua del reggae, due passi prima del rock. Un‘indeterminatezza voluta, che ha fatto la fortuna del cantante inglese e gli ha donato un posto nell’olimpo del mainstream musicale.

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