sabato 25 maggio 2013

Prima del punk c'erano i Death

Tutt'altro che nitida, la storia dei Death sembra inventata di sana pianta, imbastita com’è su ricordi in bianco e nero, esigue testimonianze e prove sbiadite dal tempo. E’ l’avventura di tre ragazzi che dal passato invadono il presente.
Gli Hackney sono tre fratelli afroamericani di Detroit che mettono in piedi una band dal nome allegro come un necrologio. Iniziano a proporre black music rimanendo entro i recinti di una persistente ghettizzazione sociale e musicale, per poi scavalcare il muro di cinta che conduce in avanscoperta, verso l’innovazione sonora. Il successo nemmeno li sfiora e i tre suppongono di trovarsi in un vicolo cieco. Tornano sui propri passi, tentando di ricalcare a ritroso le orme di un percorso che, intanto, è stato presidiato da altri. La band a conduzione famigliare conosce i primi veri dissidi e implode su se stessa, salvo poi riemergere dall’oscurità – trent'anni dopo – grazie all’interesse che alcune incisioni inedite destano nell’ambiente musicale.

Fin qui la biografia dei Death non presenta risvolti originali e non giustifica la sollecitazione di grandi interessi. A renderla coinvolgente è un inconsueto particolare. Bobby (voce e basso), David (chitarra) e Dannis (batteria) sono musicisti neri impegnati a proporre qualcosa di assimilabile al punk dei bianchi già nel 1971. La ricomparsa di queste polverose registrazioni, recentemente, ha attirato l'attenzione di "musicofili" e vecchi fan. Tra questi anche uno tra i più illustri concittadini dei Death, un allibito Jack White che stenta ad archiviare quelle musiche in un lasso temporale così spostato indietro rispetto alla cronografia accertata.
Il pionierismo degli Hackney si deve alla suggestionante visione di un feroce set di Alice Cooper: è la sua musica che fa scoccare la scintilla, è la sua enfasi scenica ad invogliare il combo a farsi inconsapevole (nonché ante litteram) power trio. L’urgenza è quella di abbandonare il R&B in favore di suoni acidi e ritmi in piena accelerazione. Con il senno di poi, non sarebbe improprio affermare che nell’evoluzionismo rock i Death congiungono gli MC5 ai Ramones, gli Stooges ai Sex Pistols. Bestialità? Fandonie? Magari qualcuna. Si accenna addirittura al benservito dato dal trio al produttore Clive Davis, una divinità nello star system discografico americano, fortemente interessato al gruppo ma colpevolmente intenzionato ad abolire quel nome così impopolare per favorirne uno più commerciale. Per farsi un’idea di questa storia – oltre ad ascoltare i dischi riproposti sin dal 2009 dalla Drag City Records – sarebbe opportuno approfondire vicende ormai lontane con la visione di A band called Death, film che espone i fatti, interpella i protagonisti (tranne il chitarrista David, scomparso nel 2000) e cerca di fare chiarezza sulla vita della band venuta dal passato. Il punto è che il lungometraggio diretto da Jeff Howlett e Mark Covino difficilmente varcherà i confini statunitensi per approdare nelle nostre sale. L’alternativa? Acquistare il documentario direttamente dal web site della Drafthouse films che, tra l’altro, offre la possibilità di scaricare gratuitamente un demo d’epoca intitolato Politicians In My Eyes.


A BAND CALLED DEATH [Trailer] from Drafthouse Films on Vimeo.

giovedì 9 maggio 2013

Midnight Faces - Midnight Faces EP

Appartenenti alla corrente artistica che esalta la commistione tra sintetizzatori pop e chitarre rock, i Midnight Faces (Philip Stancil e Matthew Warn) promuovono un credo musicale che da subito rimanda ad atmosfere new wave. Il loro biglietto da visita è Midnight Faces EP anticipatore di Fornication, full-length di debutto recentemente completato a Los Angeles con il produttore Jason Martin (The Drums, Cold War Kids, Starflyer 59).
L’ep alterna momenti melodici a lampi ritmici in un incedere che afferra reminiscenze sonore propagandate dai Prefab Sprout (Now I’m Done) e passaggi sottilmente velati da psichedelia (Give In Give Out). Sono le passioni di Stancil e Warn a suggestionare le creazioni. Influenze diverse “come se”, ammette Warn, “Tom Petty fronteggiasse i Cure”. Su tutte è Feel This Way a conferire veridicità alle audaci affermazioni di Warn.
L’ep dei Midnight Faces, quattro brani originali più il mix di Feel This Way, è per gran parte segnato dalla piacevole contesa tra le differenti visioni poste in seno alla band.
Il risultato è inciso in quei quindici minuti che ne decidono le sorti.


martedì 7 maggio 2013

Piccola Orchestra Karasciò - Apologia

La Piccola Orchestra Karasciò è nota per aver vinto il festival “Voci per la Libertà - Premio Amnesty Italia Emergenti 2010” con il brano Beshir. Un singolo – incluso nell’ep Made in Italy – che denuncia l’anelito di un’umanità vessata disposta ad affrontare incognite inammissibili pur di approdare ad una vita migliore, anche se questa dista chilometri di acqua e sofferenze dalle stentate certezze del quotidiano.
Oggi, a distanza di tre anni da quel successo, la Piccola Orchestra Karasciò pubblica Apologia, “una vera e propria opera concettuale a cavallo fra musica, canzone, testo narrato e immagine”, un’originale proposta musicale che abbina CD e libro quali elementi interdipendenti.  
Apologia è un concept album che narra alcune dinamiche dell’esistenza secondo due situazioni soggettive. Il fil rouge è tenuto insieme dai tarocchi, carte ambasciatrici di ogni capitolo del libro che racchiude una più ampia interpretazione per ogni canzone. Le carte dei tarocchi vengono tradotte in modo dissimile a seconda dello sguardo che ne cattura l’immagine raffigurata. Una cartomanzia personale decodificata dagli occhi di un giovane oppure svelata dalla vista di un vecchio. Le undici tracce palesano analisi di argomenti spinosi, inclusa la morte. Componimenti che, pur trattando il tema dell'ineluttabile epilogo, rafforzano l'entusiasmo per la vita pur nelle sue dogmatiche contraddizioni. La Piccola Orchestra Karasciò invita ad avventurarci lungo “un viaggio al limite tra il reale e il sogno” veicolato dal folk, quello melodico, popolare e febbrile. Quello che esige un line up corposo capace di sostenerlo senza subirlo.
Per far fronte a questa urgenza il gruppo è composto da un nutrito stuolo di musicisti – Paolo Piccoli (voce, chitarra acustica e ukulele), Roberto Nicoli (basso elettrico e contrabbasso), Fabio Bertasa (chitarra elettrica e chitarra acustica), Michele Mologni (batteria), Diego Camozzi (mandolino e lap steel), Francesco Moro (fisarmonica), Enzo Guerini (voce narrante) – proprio come una piccola orchestra.

sabato 4 maggio 2013

Take action, join the movement: Tom Morello "The Union Man"

La musica ha avuto un ruolo determinante nella storia della lotta sindacale in questo Paese. Ho voluto delineare il mio pensiero realizzando un album composto da classici del sindacato”. Le affermazioni di Tom Morello sembrano pleonastiche eppure, in una recente intervista, il chitarrista ha voluto illustrare la genesi del suo ep Union Town ribadendo le proprie radici politiche. Cresciuto in Illinois, presso una famiglia che ha sempre individuato nell’associazionismo un valore fondamentale, Morello ha onorato la festa del lavoro di quest’anno insieme al Teamster, il sindacato statunitense degli autotrasportatori. Per l’occasione ha reso disponibile il download – tramite un’apposita pagina del web site teamster.org – di quattro degli otto brani inclusi in Union Town (la title track, A Wall Against The Wind, I Dreamed I Saw Joe Hill Last Night e la versione live di Union Song).
L’ep di Tom “The Nightwatchman” Morello, i cui proventi sono stati devoluti ad America Votes Labor Unity Fund, è stato ispirato dagli scioperi avvenuti a fine febbraio 2011 nella città di Madison, Wisconsin. Una serie di manifestazioni culminate con la marcia degli oltre 60.000 lavoratori (per gran parte del settore pubblico) affluiti lungo le strade della capitale di Stato per rivendicare il diritto sindacale alla contrattazione collettiva. Un’attività messa in discussione dalle continue aggressioni politiche del governatore repubblicano Scott Walker che, nonostante tutto, è stato rieletto pochi mesi fa.
Per scaricare le tracce di Union Town basta inserire il proprio indirizzo email nell’apposito campo predisposto alla pagina Celebrate May Day with Tom.