
Joe Strummer è stato un personaggio unico nel mondo musicale. La sua carismatica figura ha sempre richiamato l'attenzione di media e fans. Molti pareri si sono sprecati sul conto del "rocker marxista", ma il breve profilo tracciato dal giornalista britannico Nick Kent svetta su tutti gli altri per onestà, lucidità e autorevolezza.
“Dopo la sua morte prematura è stato scritto molto a proposito delle sue origini alto-borghesi, e di come stridessero con il personaggio di leader della working class che assunse in età adulta. Può essere così, ma il suo reinventarsi fu così completo e il suo slancio così infaticabile che egli diventò letteralmente quel che sognava di essere da ragazzo. Un Che Guevara con la chitarra. La storia ci dice, oggi, che non era un teorico della politica particolarmente brillante, e neanche un talento musicale divino, ma certo sapeva come fondere le due personalità in un unico modello, risultando credibile. E se l’eternità nel rock’n’roll si basasse solo sull’energia fisica, Strummer sarebbe il primo degli immortali. La sua voce poteva sembrare un abominio sgradevole, il suo modo di suonare la chitarra un banale grattugiare ritmico, e non era neanche particolarmente bello; eppure nessuno, a parte Jackie Wilson o James Brown, ha mai sudato tanto su un palco”. Nick Kent, Apathy for the devil – Memorie dagli anni Settanta (Arcana edizioni).
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